Il G20 punta sulla ripresa, ma attenzione al deficit

di Barbara Weisz

28 Giugno 2010 12:30

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Il vertice canadese concilia le posizioni Usa con quelle europee. Entro il 2013 dimezzare il deficit. La Cina rifiuta il plauso sullo yuan

Fra la necessità di sostenere la crescita e quella di risanare i conti pubblici, il G20 non ha scelto. Il comunicato finale del vertice di Toronto spiega che la priorità è quella di «salvaguardare la ripresa, ma questo sforzo andrà coniugato con il rafforzamento delle finanze pubbliche».

Su questo sono state prese decisioni concrete: entro il 2013 i paesi devono impegnarsi a dimezzare il deficit, ed entro il 2016 devono ridurre il rapporto fra debito e pil. Nulla sulla tassazione delle transazioni finanziarie, mentre il prelievo sulle banche è lasciato alla libera decisione dei singoli stati. Il vertice ha però preso decisioni precise sulle nuove regole di rafforzamento patrimoniale che gli istituti di credito devono attuare entro il 2012 e sulla necessità di evitare crisi sistemiche.

È questo, in estrema sintesi, il senso del documento finale firmato dai grandi riuniti in Canada. E se da una parte si tratta più che altro di un abile esercizio diplomatico che mira a salvaguardare le istanze di tutti, dall’altra qualcosa è stato messo nero su bianco.

Il documento definisce come «priorità numero uno» quella di sostenere la crescita, che è ancora «diseguale e fragile», con la disoccupazione che «in molti paesi resta a livelli inaccettabili». Quindi, bisogna proseguire sulla strada dei piani di stimolo e creare le condizioni per una robusta crescita della domanda. E queste sono decisioni che sposano la linea sostenuta soprattutto dagli Stati Uniti.

L’Europa invece ha puntato sulla necessità di stringere i cordoni dei bilanci. E il G20 ha accolto anche questa tesi, fissando addirittura le scadenze del 2013 e del 2016 (sull’entità della riduzione del debito non è però stato deciso nulla). Questa decisione è piaciuta in particolare alla cancelliera tedesca Angela Merkel: «È più di quanto mi aspettassi», ha spiegato.

La Germania ha però incassato un insuccesso sulla tassa sulle transazioni finanziarie, di cui non c’è traccia nel comunicato finale, e sul mancato accordo relativo alla tassa sulle banche. Questo forse più che un insuccesso può essere considerato un pareggio, perchè il G20 ha lasciato liberi i governi di applicare eventuali balzelli, contro il parere per esempio di Canada, Giappone e Australia.

Altro tema caldo, la rivalutazione dello yuan. La Cina ha chiesto, e ottenuto, che dal documento finale sparisse ogni riferimento alla decisione che Pechino ha preso nei giorni scorsi, rifiutando anche l’apprezzamento per una misura che era stata caldeggiata un po’ da tutti, per sottolineare che si è trattato di una scelta interna e non presa sull’onda delle pressioni internazionali. 

Il presidente Hu Jintao ha offerto una sua analisi del vertice, sottolineando che «con lo sforzo comune» l’economia mondiale si sta riprendendo, «ma le fondamenta della ripresa non sono solide, il processo non è bilanciato e ci sono ancora molte incertezze», per esempio il rischio dei debiti sovrani di alcuni paesi. In sintesi, «i rischi sistemici e strutturali» restano, e bisogna quindi agire con cautela «prima di abbandonare politiche di stimolo economico».

Notevole spazio nel documento finale viene dato alla necessità di evitare il ripetersi di un rischio sistemico. La decisione più concreta riguarda la conferma della scadenza del 2012 per l’applicazione da parte delle banche delle misure di rafforzamento patrimoniale (Basilea 3). Una vittoria per il presidente del Financial Stability Board, nonché governatore di Bankitalia, Mario Draghi, pur mitigata dalla necessità di introdurre i nuovi requisiti «gradualmente secondo un calendario coerente con una ripresa ininterrotta e in grado di arginare le perturbazini di mercato». 

Il G20 ha anche sottolineato l’importanza di evitare eccessivi rischi soprattutto da parte delle istituzioni “too big to fail”, troppo grandi per fallire. Su questi temi (che riguardano anche la trasparenza di mercato, la supervisione, le agenzie di rating, nuove regole per strumenti finanziari come i derivati) l’appuntamento decisivo è fissato nel prossimo vertice di Seoul, in agenda l’11 e il 12 novembre.