Le due date chiave sono le seguenti: giovedì prossimo, 16 settembre, si riunirà l’assemblea straordinaria degli azionisti per dare il via libera definitivo allo spin-off. E il primo gennaio 2011 la scissione sarà operativa a tutti gli effetti.
Ma se Fiat continuerà a essere scambiata anche su alcuni mercati esteri, la nuova Fiat Industrial (in cui saranno contenute Iveco, Cnh e la parte “Industrial & Marine” di Powertrain Technologies) sarà trattata solo a Piazza Affari.
In questi giorni, Fiat ha pubblicato il documento informativo in vista dell’assemblea, con tutte le caratteristiche della scissione annunciata dall’amministratore delegato Sergio Marchionne in sede di presentazione del piano industriale, e poi deliberata dal consiglio di amministrazione nello scorso mese di luglio. Come è noto, nella Fiat post scissione resteranno, oltre all’auto, Magneti Marelli, Teksid, Comau, e una parte di Fpt.
A tutti gli azionisti Fiat, che come si legge nel documento sono circa 250mila, verrà data una azione ordinaria, di risparmio o privilegiata di Fiat Industrial, per ogni analogo titolo Fiat posseduto, senza alcun conguaglio in denaro e senza diritto di recesso.
Dunque, l’assetto di controllo di Industrial sarà proporzionalmente suddisivo nello stesso modo di quello Fiat, così composto: Exor (controllata dall’accomandita di famiglia degli Agnelli) detiene il 30,45% delle ordinarie e il 30,09% delle privilegiate (complessivamente, il 30,42% dei diritti di voto), Capital Research and Management Company ha il 5,22% delle azioni ordinarie, BlackRock il 3,1%, Norges Bank il 2,22%, FMR LLC il 2,20%. C’è poi un 3,02% di azioni proprie che Fiat detiene (la compagnia post scissione sarà dunque azionista di Industrial con questa analoga percentuale), mentre nessun’altra azienda del gruppo possiede titoli Fiat.
Una novità riguarda la clausola anti-scalata, che vale per Fiat e anche per la futura Industrial. Con riferimento al consolidamento di Chrysler, che potrebbe diluire la quota della famiglia Agnelli fino a rendere la società vulnerabile a eventuali opa ostili, il consiglio di amministrazione potrà compiere, senza passaggi in assemblea, i passi necessari a contrastare possibili attacchi, e lo stessa clausola sarà inserita anche nello statuto di Fiat Industrial.
L’operazione, per quanto ormai definita in tutti i suoi dettagli, resta complessa dal punto di vista organizzativo, per esempio dal punto di vista del trasferimento di parte del debito che, si legge nel documento, renderà necessario un finanziamento ponte da parte di alcune banche, italiane e internazionali.
Quanto ai conti il prospetto contiene un pro-forma relativo al 2009, ovvero un calcolo del tutto teorico di come sarebbe stato il bilancio dello scorso anno delle due società post-scissione: Fiat avrebbe registrato un fatturato di 32,7 miliardi e un passivo di 277 milioni, Industrial avrebbe segnato ricavi di 17,96 miliardi e perdite per 564 milioni. Il bilancio reale del 2009, ha registrato un fatturato consolidato di gruppo di 50,102 miliardi e un rosso di 838 milioni.
Fiat avrebbe avuto un indebitamento netto totale (derivante dalla somma dell’indebitamento delle attività finanziarie e di quelle industriali) di 2,25 miliardi, Industrial di 13,6 miliardi (il dato reale del bilancio di gruppo 2009 era pari a 15,898 miliardi). Il documento puntualizza che questo non riflette il reale indebitamente delle due società post-scissione, perché per quanto riguarda la sola parte industriale, l’indebitamento netto al momento dello spin-off sarà distribuito in modo paritetico fra le due società.
L’indebitamento netto delle attività industriali del pro-forma, invece, vede Fiat con un debito di 741 milioni e Industrial di 3,67 miliardi.