Unicredit, una banca senza il Ceo

di Barbara Weisz

22 Settembre 2010 14:40

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Sul dopo Profumo pesa l'incertezza, al momento non c'è un successore. La preoccupazione dei mercati e la girandola di nomi

E adesso? Al di là del clima, non certo rilassato, in cui si sono consumate le dimissioni di Alessandro Profumo, il problema a questo punto resta quello della successione. In questo momento c’è un colosso bancario italiano, l’ottavo gruppo in Europa per attività, che non ha un amministratore delegato. Una situazione che non contribuisce a fare chiarezza in termini di indirizzo strategico.

Come è noto, a risolvere la delicata questione sarà il presidente, Dieter Rampl, a cui il cda di ieri sera ha dato il mandato di individuare il nuovo Ceo.

Con ogni probabilità, l’incertezza sui vertici è fra gli elementi che maggiormente stanno penalizzando il titolo in borsa. Ci sono anche dei downgrade. Cheuvreux abbassa il giudizio a «underperform» dal precedente «outperform», con un taglio del target price a 1,94 da 2,5 euro, e individua quattro elementi di debolezza: vuoto strategico ai vertici, maggiori rischi sull’esecuzione dei progetti in corso, il rischio potenziale di pulizia del portafoglio crediti che darebbe al nuovo AD una base di paragone più semplice per gestire la banca, la possibilità che il rinnovato potere degli azionisti italiani si tramuti in interferenze politiche maggiori per il management dell’istituto.

Kbw declassa a «market perform» da «outperform», con target price sceso a 2,3 da 2,6 euro e un timore relativo alla mission strategica della banca, finora «molto focalizzata sui paesi dell’Europa centro-orientale», ma in cui ora «il peso di azionisti focalizzati sull’Italia come le fondazioni comporta il rischio che ciò possa cambiare». Timori vengono espressi in particolare sul futuro del progetto di Banca Unica.

Anche gli analisti di Ubs esprimono preoccupazione, per «l’incertezza» e «la visibilità limitata sulla potenziale successione». Più cauti, invece, i colleghi di Credit Suisse, che mantengono il giudizio di «outperform» e spiegano: «il nuovo AD di Unicredit probabilmente avrà bisogno di alcuni mesi per familiarizzarsi con un gruppo molto complesso ma, dato che i quattro deputy-Ceo continueranno a gestire l’operatività quotidiana della banca, secondo noi la transizione a una nuova leadership dovrebbe essere ragionevolmente tranquilla».

Gli esperti della banca svizzera ritengono che la velocità con cui verrà scelto il sostituto sarà un elemento chiave, e su questo sono d’accordo un po’ tutti. 

A fornire una rassicurazione, dall’interno della banca, è arrivata stamattina una dichiarazione del deputy Ceo Andrea Nicastro, che in una breve dichiarazione rilasciata a margine dell’esecutivo dell’Abi ha sottolineato che «la banca unica prosegue con la massima velocità e accelerazione» ed è un «progetto altamente strategico per il gruppo».

Come sempre avviene in questi casi, è partito il toto nomine, con una girandola di nomi: Matteo Arpe, amministratore delegato di Sator, che ha contribuito a fondare, nonchè ex ad di Capitalia, Giampiero Auletta, presidente Rotschild Italia, Fabio Gallia, ad Bnl, Enrico Cucchiani, presidente Alliaza Italia, Mario Greco, ad Zurich Vita ed ex ad di Ras, Alberto Nagel, ad Mediobanca, e ancora Andrea Orcel, Merrill Lynch, Pietro Modiano, Claudio Costamagna.

Ci sono poi i quattro deputy Ceo di Unicredit, nel caso in cui venisse scelta la strada della successione interna: Andrea Nicastro, Sergio Ermotti, Paolo Fiorentino, Federico Ghizzoni. L’unica indicazione relativa ai tempi contenuta nel comunicato di Unicredit riguarda il fatto che Rampl dovrà proporre un sostituto «nelle prossime settimane». Staremo a vedere.