Le classiche arti figurative, il cinema, il design, le performaces, l’architettura, i social media. E un forum, per dialogare con gli esperti per esempio sul futuro del rapprto fra arte e media digitali. Tutto questo dal prossimo 6 ottobre sarà disponibile all’Adobe Museum of Digital Media (AMDM), il primo museo digitale del mondo.
Una location interattiva, accessibile gratuitamente 24 ore su 24 da ogni angolo del pianeta. Il museo nasce con il preciso intento di diventare un punto d’incontro privilegiato per artisti, designer, produttori dell’industria culturale in genere, ispirando idee e sperimentazioni creative. Proporrà mostre e programmi culturali, rispettando tutte le caratteristiche e le finalità dei musei tradizionali, ma proponendo i contenuti all’interno di uno spazio completamente digitale.
«In Adobe collaboriamo quotidianamente con diverse tipologie di professionisti creativi», spiega Ann Lewnes, senior vice president del Global Marketing di Adobe, che prosegue: «siamo convinti che i media digitali giochino un ruolo importante nel plasmare la nostra società e la nostra cultura creativa e meritino di essere celebrati in uno spazio in cui il mezzo è letteralmente il messaggio».
Il museo è interamente online, ma ripropone la struttura base di un luogo espositivo tradizionale. È articolato in tre livelli: l’esterno, l’interno, un piano di visita da cui partire per visitare le mostre.
Per realizzarlo, Adobe ha lavorato con Piero Frescobaldi, co-fondatore della società britannica di produzioni digitali Unit9, Filippo Innocenti, professore di Tecnologie dell’Architettura al Politecnico di Milano e fondatore di Spin+, con sede nel Regno Unito, e con l’agenzia pubblicitaria di San Francisco Goodby, Silverstein and Partners.
La mostra inaugurale è tutta dedicata al rapporto fra l’uomo e Internet. Si tratta di “Valley”, ultimo lavoro di Tony Oursler, artista americano pioniere nell’uso del video analogico e digitale nell’arte, che ha esposto in istituzioni di primissimo livello nel mondo (il Moma e il Whitney Museum di New York e il Centre Pompidou di Parigi, solo per citarne alcuni). La Valley, invitando il visitatore a interagire su una piattaforma virtuale, approfondisce la teoria sviluppata negli anni ’70 dallo studioso di robotica Masahiro Mori sul rapporto fra l’uomo e le macchine, aggiornandola attraverso l’analisi del ruolo di internet.
«Se la mia opera riuscirà a far pensare le persone al modo in cui passano il loro tempo su Internet e a riflettere con se stessi su ciò che questo tempo significa per loro, allora il progetto avrà raggiunto il suo scopo», afferma l’artista. La mostra è curata da Tom Eccles, executive director del Bard College Center for Curatorial Studies di Annandale on Hudson, New York.
I prossimi appuntamenti espositivi saranno dedicati all’artista giapponese Mariko Mori e al grafico americano, nonchè presidente della Rhode Island School of Design, John Maeda. Le mostre cambieranno ogni trimestre, ma resteranno sempre disponibili sull’archivio online.