Cosa insegna FarmVille al manager innovativo

di Andrea Boscaro

5 Ottobre 2010 10:00

logo PMI+ logo PMI+
Oltre 3 miliardi di dollari sono i ricavi stimati dei beni digitali per il 2010. É l'effetto di un'identità digitale sempre più cercata dagli utenti

La straordinaria capacità di diffusione che Facebook rappresenta per i social games come FarmVille desta uno stupore che è secondo solo alla rilevanza che piano piano sta assumendo il mercato dei beni digitali, ossia dei crediti attraverso i quali è possibile giocare e costruire la propria presenza all’interno di questa o di altre applicazioni ludiche (e non) sui social network.

Secondo la società di analisi Piper Jeffray, i ricavi di questo comparto sono stati nel 2009 2,2 miliardi di dollari (1,6 miliardi di euro) con una stima per il 2010 di 3,1 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro). È per questo che Google è entrato nel business acquisendo più di una società attiva nella realizzazione di giochi ed è per questo che Zynga, la software house produttrice di FarmVille, ha ottenuto finanziamenti per 400 milioni di dollari per espandersi con acquisizioni legate alla sua capacità di sviluppare nuovi prodotti.

Al manager innovativo questi dati devono interessare non tanto per pensare a quanto i beni digitali debbano essere ritenuti tutt’altro che irrilevanti dall’utente, ma, più in generale, per renderlo consapevole di come la Rete stia venendo a costituire un sistema del tutto integrato con la vita reale delle persone e nel quale l’identità personale è valorizzata e promossa.

Il tempo in cui Internet era un luogo abitato da utenti anonimi, legati a indirizzi email spazzatura e potenzialmente capaci di comportamenti irresponsabili tanto nella navigazione quanto nell’interazione su forum e communities è finito.

I social network – e Facebook soprattutto – stanno facendo emergere la partecipazione vera e personale dell’utente alla Rete, con la sua vita, i suoi interessi, e soprattutto il suo nome ed il suo cognome. Man mano che si diffonderà Facebook Connect e le altre applicazioni open social, tale identità reale si diffonderà ancor più ed interagiremo sempre più con persone in carne e ossa, consapevoli della tracciabilità e riconoscibilità dei loro comportamenti ed attenti a valorizzare la propria presenza online, anche con l’acquisto di beni digitali per arricchirla in uno spirito se vogliamo narcisistico, ma certamente “social”.

Promuovere un uso responsabile della Rete è pertanto un obiettivo che gli operatori digitali stanno raggiungendo. Alle imprese attive online spetta invece il compito di valutare con attenzione questo cambiamento e personalizzare sempre più il rapporto uno a uno che possono instaurare con il loro consumatore sotto forma di strumenti di loyalty, promozione della frequenza d’uso e della partecipazione attiva: pensiamo ai diversi gradi di identificazione che le piattaforma partecipative come Yahoo Answers offrono ai loro utenti più utili ai fini della qualità del servizio e valutiamo come queste modalità possano essere riproposte all’interno del canale relazionale presente sul nostro sito.

Perché non rendiamo le FAQ interattive premiando gli utenti che vorranno arricchirle e migliorarle, al servizio di tutti gli altri clienti?

Tutto questo porterà non sono a consolidare la relazione con i propri clienti, ma anche a renderli i migliori promotori dei nostri servizi.

Anche se non intendiamo trasformare la proposizione verso il nostro consumatore nella costruzione di una “fattoria collettiva”, certo sapremo sfruttare questo trend per lavorare sul marketing relazionale e sul passaparola, due aspetti decisamente centrali nel marketing online e nel marketing tout court.