Forse è un futuro lontano quello indicato da Chris Anderson nel numero di agosto del Wired americano, secondo il quale il Web è morto, sostituito da quelle interfacce – piattaforme, peer-to-peer, applicazioni, e-reader – che fuoriescono dal www e offrono all’utente una modalità di fruizione dei servizi e dei contenuti personalizzata e “chiusa”, ma certo si avvicina a grandi passi il tempo – secondo Morgan Stanley il 2014 – nel quale la navigazione mobile raggiungerà quella via desktop e già oggi gli operatori stanno ovviamente attrezzandosi a rivedere il proprio business model per convivere con questo periodo di transizione.
Che fare allora? In più occasioni abbiamo parlato di mobile sottolineando come la predisposizione dell’utente qui sia diversa, più legata – se si parla di e-commerce – ad un acquisto di impulso ed a una navigazione meno profonda e per certi versi più disponibile ad una logica push: c’è chi ha visto in questo un ritorno al modello editoriale e pubblicitario classico. Per noi attori del commercio elettronico invece è semplicemente un’attenzione in più da dedicare alla dimensione della promozione targetizzata oltre che alla necessità di fornire risultati di ricerca precisi e rapidi.
Come abbiamo visto, non è tutto qui: nascono infatti grazie al mobile modelli di sinergie fra il digitale e il locale come i gruppi d’acquisto di Groupon ed il geo-targeting di Foursquare e si fa spazio l’innovazione più interessante, per la PMI, dai tempi della diffusione di Google e della pubblicità self-service di adwords.
È la lunga coda, infatti, che in ogni caso vincerà, ovvero sarà sempre più accessibile e flessibile la soglia di investimento sulla Rete per un’impresa e si estenderanno le tipologie di azienda che potenzialmente potranno adattare il proprio marketing mix alle nuove formule offerte dalla Rete.
A trarre i maggiori vantaggi saranno per fortuna poi i consumatori che, soprattutto in Italia, si servono del commercio elettronico soprattutto per l’acquisto di servizi (turismo, assicurazioni, contenuti digitali, giochi online) non solo per i limiti più volte segnalati della logistica (anche se qui molti passi in avanti sono stati fatti), ma ancor più per la minor presenza dell’offerta da parte delle aziende sul fronte dell’e-commerce di prodotto: con le innovazioni che stanno avendo luogo anche questo campo ne beneficerà certamente a vantaggio della libertà di scelta e di comparazione degli utenti. Questi ultimi peraltro si stanno avvicinando al Web anche nelle fasce demografiche più avanzate: gli ultimi dati confermano, ad esempio, un costante aumento degli ultra-sessantenni su Facebook che ancora una volta si dimostra la vera killer application del digitale in questo inizio di decennio.
Applicazioni, mobile, estensione dei devices per navigare – dall’iPad alle piattaforme legate all’entertainment – modelli pensati per nuove forme di inserzionisti, crescita della domanda tanto in qualità che in quantità: ne vedremo davvero delle belle nel 2011 se sapremo tenerci aggiornati e soprattutto se sapremo sperimentare con attenzione e intuizione i canali più adatti per il nostro business. La minaccia, come nel dilemma dell’innovatore, è che a trarre vantaggio di questi cambiamenti siano operatori late-comer che partano dalle nuove tecnologie per entrare in modo disruptive sul mercato.
Ecco perché il manager di oggi deve soprattutto essere un manager innovativo, capace di “sfidare” ogni giorno le basi sulle quali si è costruita l’azienda in cui si trova ad operare. Al lavoro, dunque!