Rischio e Rendimento sono due facce della stessa medaglia negli investimenti finanziari. Non c’è rendimento senza rischio e questo bisogna ricordarselo sempre, ma in più il rischio è direttamente proporzionale al tasso di rendimento atteso.
Detto altrimenti, se ci attendiamo di più, è chiaro che dovremmo rischiare di più. Il rapporto rischio/rendimento, però, non esula nemmeno da altre valutazioni e scelte razionali. Si può dire che un investitore consapevole è un investitore informato.
È importante non decontestualizzare la scelta dell’investimento dal più generale problema della produzione del reddito ed è importante tenersi informati sui mercati/settori/società in cui investiamo i nostri risparmi.
In primo luogo, come detto, è necessario non decontestualizzare il problema dell’allocazione finanziaria rispetto al problema della produzione del reddito e a quella della scelta tra consumo ed investimento. Ogni individuo ha certamente problemi di produzione e di consumo che sono suoi specifici e che non possono essere trattati nello specifico, ma quello che è certo è che l’investimento finanziario (e la sua allocazione) non va fatta a caso, bensì programmata per raggiungere specifici obiettivi. Ad esempio, un piccolo investitore potrebbe trarre beneficio da un investimento per pagarsi l’assicurazione della macchina, un altro, invece, per ottenere un contributo al pagamento del mutuo della nuova casa.
Il patrimonio investito sarà, di certo, in funzione degli obiettivi prefissati, ma anche della propensione al rischio individuale, cioè del grado di tolleranza alle fluttuazioni del valore del proprio patrimonio, così come in funzione di tale propensione, oltre che del rischio connesso, sarà lo strumento finanziario scelto (obbligazionario, monetario o azionario).
La propensione al rischio non è tuttavia un fattore statico. Chi oggi come oggi ha una propensione al rischio bassa potrebbe nel tempo accrescerla. È dunque un fattore dinamico, che dipende oltre che dalla solidità finanziaria di cui si dispone, anche dalla capacità di raccogliere quante più informazioni sullo strumento finanziario scelto.
È pertanto necessario essere un investitore informato e anche strumenti obbligazionari, soprattutto quelli di natura corporate, richiedono di esserlo. Bisogna sempre ricordarsi che i mercati sono conversazioni e che l’informazione è dunque un bene prezioso. Ciò che noi tradiamo, quando sottoscriviamo uno strumento finanziario, sono le nostre stesse convinzioni, le attese che noi abbiamo relativamente a quel/i mercato/i.
La prima cosa che è richiesto fare è ricercare quante più informazioni troviamo su quel mercato o su quella società. Per i mercati si parla di notizie di tipo macroeconomico: tasso di disoccupazione, bilancia commerciale, indice manifatturiero sono solo alcuni dei dati da ricercare. Per quanto riguarda le società andranno ricercati, oltre dati sui mercati/settori di riferimento (in che mercato/settore opera? Qual è il suo stato di salute? Quali sono le sue prospettive di crescita?), anche altri, come il capitale di rischio, l’attivo fisso, eventuali debiti finanziari, il quoziente di indebitamento. Non è difficile trovare in Internet queste informazioni. Le società quotate in borsa, soprattutto a Wall Street, sono tenute a dar conto, con le trimestrali, del loro stato di salute.
Una volta raccolti tutti questi dati già si ottiene un buon outlook generale, meglio di quanto potrebbe fare un promotore finanziario, che è essenzialmente una figura, senza però volerla svilire, commerciale.