Nata a Milano 55 anni fa, nel 1955, ultima di quattro sorelle, figlia di un direttore editoriale e di una psicologa, entra giovanissima nel sindacato. Susanna Camusso, che oggi è ufficialmente diventata il primo segretario donna della storia della Cgil, a 20 anni era già coordinatrice per Milano delle politiche per la formazione degli operai della FLM, allora sigla unitaria dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil. «Non avrei mai pensato di poter diventare segretario generale della Cgil», dice oggi subito dopo l’elezione.
Al comitato direttivo che si è riunito stamattina a Roma, su 158 votanti (quasi la totalità dei 162 aventi diritto), ha avuto 125 voti a favore, 21 contrari e 12 astenuti. In termini percentuali i consensi ottenuti dalla Camusso al comitato direttivo sono pari al 79,1%, dunque una maggioranza molto larga ma sotto quella soglia dell’87% ottenuta dalla mozione congressuale di Guglielmo Epifani, il suo predecessore nonchè il collega che l’ha proposta.
Un primo segnale, forse, della missione non certo agevolissima che la attende. Del resto, è lei stessa ad ammettere: «sarà un lavoro abbastanza difficile, non solo perchè la Cgil è sotto attacco, ma anche per lo stato in cui versa l’Italia».
«Sarà un grande segretario», ha commentato, uscendo dalla riunione, il segretario uscente, Guglielmo Epifani, che ha terminato il suo secondo mandato dopo otto anni alla guida del più grosso sindacato italiano. «Sono fiducioso che riprenderanno le relazioni unitarie tra le organizzazioni sindacali come premessa per migliori rapporti anche con le istituzioni» è stato il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, il quale non ha dimenticato «un saluto affettuoso a Epifani», sottolineando il «rapporto di amicizia» con il segretario uscente «che non è venuto meno nonostante le divergenze politico sindacali di questi due anni».
La titolare delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, definisce «svolta epocale» l’elezione del primo segretario donna alla Cgil, e aggiunge: «con l’elezione di Susanna Camusso, che segue quella di Emma Marcegaglia a capo della Confindustria, cade un altro piccolo tabù: le donne hanno indiscutibilmente conquistato un ruolo di primo piano anche nel campo dell’economia». «Auguri sinceri» da parte del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.
E l’unità sindacale è con ogni probabilità una delle prime sfide che attendono la neo-segretaria, viste le difficoltà nei rapporti con gli altri due sindacati confederali, Cisl e Uil (fra gli episodi più recenti, il no della Fiom al contratto dei metalmeccanici firmato da Cisl e Uil nel 2009 e la frattura sul contratto di Pomigliano di quest’anno).
I rapporti con la Fiat sono un altro dei grandi temi, a maggior ragione dopo l’sos sulla competitività dell’Italia lanciato nelle scorse settimane dall’ad del Lingotto Sergio Marchionne. E poi i molti tavoli di crisi aperti nelle aziende italiane sull’onda della recessione, e i tavoli di confronto con le altre parti sociali, a partire da Confindustria, e con le istituzioni, sulla crescita del sistema Italia e in generale sulle ricette anti crisi.
L’esperienza non le manca. Da decenni è una dirigente della Cgil, è entrata nella segreteria nazionale nel ’93, chiamata da Fausto Vigevani, con delega proprio alla Fiat. Ma si è occupata anche di siderurgia, agroalimentare. Dal giugno 2008 siede nella segreteria confederale, quest’anno era diventata vice segretaria generale. Nel suo curriculum, si segnala una particolare attenzione al tema delle donne nel mondo del lavoro: nel novembre del 2005 ha dato vita al movimento «usciamo dal silenzio».
Il suo primo, grande appuntamento pubblico è fissato per il 27 novembre, giorno della manifestazione nazionale con comizio conclusivo in un luogo simbolo delle lotte sindacali italiane, Piazza San Giovanni.