Una crescita «forte, sostenuta ed equilibrata». Questo l’obiettivo che i 20 grandi riuniti in questi due giorni a Seul ribadiscono di dover raggiungere, dopo un vertice che ha prodotto un documento che definisce alcune linee guida senza però risolvere quelli che alla vigilia si presentavano come i nodi più spinosi.
Sul fronte delle valute, che fra l’altro è stato al centro di un vertice bilaterale Usa-Cina, nessun concreto passo avanti. Il documento finale del G20 lancia un piano di azione in cinque punti, che identificano altrettante aree di intervento su cui i diversi paesi e i prossimi vertici dovranno lavorare.
Primo, politiche monetarie e tasso di cambio: i leader ribadiscono l’impegno ad «assicurare la stabilità dei prezzi e contribuire così alla ripresa» e quello a muoversi «verso tassi di cambio più basati sul mercato e che derivino dagli andamenti economici». C’è anche l’impegno ad «astenersi dalle svalutazioni competitive». E infine, quello a «promuovere un sistema monetario internazionale stabile e ben funzionante». A questo scopo, i grandi fanno «appello al Fondo monetario internazionale perché approfondisca il suo lavoro in tale aree».
Sul secondo punto, relativo a politiche commerciali e di sviluppo, viene ribadito l’impegno per il libero scambio e dei flussi di investimento e quello ad astenersi da azioni commerciali protezionistiche di qualsiasi genere. Terza area di intervento, il risanamento del bilancio, con l’impegno per le economie avanzate a «redigere e attuare piani a medio termine di risanamento dei bilanci chiari, credibili, ambiziosi, che aiutino la crescita, in linea con gli impegni di Toronto e differenziati a seconda delle condizioni di ciascun paese» nella consapelovezza «dei rischi che lo sforzo contemporaneo di risanamento pone alla ripresa globale e del rischio che il fallimento nell’attuazione del risanamento, laddove immediatamente necessario, possa indebolire la fiducia e la crescita».
Quarto punto, le riforme finanziarie, con l’impegno ad «agire a livello nazionale ed internazionale per innalzare gli standard», a garantire che le autorità nazionali attuino gli standard globali definiti fino ad oggi. «In particolare – si legge nel comunicato – attueremo i nuovi standard di capitale e liquidità per le banche e affronteremo i problemi dei soggetti finanziari troppo grandi per fallire».
Ultimo dei cinque capitoli del piano di azione di Seul, le riforme strutturali, che i grandi ritengono debbano attuarsi per «alimentare e sostenere la domanda globale, incoraggiare la creazione di posti di lavoro, contribuire al ribilanciamento globale, aumentare il potenziale di crescita» e che devono riguardare il mercato dei prodotti, quello del lavoro, il fisco, la crescita verde, la riduzione della dipendenza dalla domanda esterna, il rafforzamento delle reti di sicurezza sociale, gli investimenti in infrastrutture per far fronte alle strozzature e favorire il potenziale di crescita.
Il lungo documento finale mette in diversi punti l’accento sulla necessità di favorire politiche per il lavoro, impegno quest’ultimo sottolineato dal presidente americano Barack Obama nella sua conferenza finale.
Quanto agli squilibri delle partite correnti, tema caro agli Usa, nessun accordo sulle cifre, ma un mandato a un gruppo di lavoro che dovrà definire una proposta da sottoporre ai ministri finanziari dei vari paesi, con una verifica a metà 2011, sotto la presidenza francese.
Da segnalare infine, per quanto riguarda l’Italia, che il premier Silvio Berlusconi ha lasciato il vertice senza fare la consueta conferenza stampa finale, unico fra i 20 leader a non incontrare i giornalisti.