La buona notizia è che fra le più importanti top manager del mondo, secondo il Ft, c’è un’italiana, Emma Marcegaglia.
La cattiva notizia è che la presidente di Confindustria è anche l’unica italiana in graduatoria, e lo stesso quotidiano finanziario sottolinea che «l’unico paese europeo con meno donne in posizioni executive è la Germania». In testa alla lista del giornale britannico c’è Indra Nooyi, Ceo di PepsiCo, seguita da Andrea Jung, numero uno di Avon, e da Guler Sabanci, dell’omonimo gruppo turco di servizi finanziari. Quarta, Irene Rosenfeld di Kraft Foods.
Ma se l’Italia piange (fra l’altro, l’anno scorso in classifica c’era anche Diana Bracco, che quest’anno è uscita), l’Europa certo non ride. Perché escludendo la signora Sabanci, per trovare un’esponente del Vecchio Continente bisogna scendere fino alla diciottesima posizione, dove si trova la svedese Annika Falkengren, che fra l’altro è una donna banchiere essendo Ceo della Seb (Sweden’s Skandinaviska Enskilda Banken). Ed è anche, fra le top 50 del Ft, la prima fra le Ceo dell’Ue.
Nell’intera lista, l’Europa conta undici top manager, di cui nove all’interno dell’Ue. La parte del leone, come sempre in questi casi, spetta alle americane, ma l’Asia continua a guadagnare posizioni anche in materia di gender gap: sei le cinesi, fra le quali due (Dong Mingzhu di Gree Electric, e Cheung Yan di Nine Dragons Paper) hanno guadagnato posizioni rispetto al 2009, mentre una terza, Wu Yajun, di Longfor Properties, che fra l’altro è una delle donne più ricche del paese, è una new entry. Ma sono sei anche le Ceo indiane, fra le quali naturalmente spicca il nome di Indra Nooyi. E poi ancora, due top manager da Singapore, una dalla Malesia, e volendo aggiungere anche il Medioriente un’altra dall’Arabia Saudita.
Il Ft compila anche una seconda classifica, chiamata “The alternative 50”, che comprende manager che pur avendo incarichi di grande responsabilità non hanno le caratteristiche per comparire nella classifica principale, i cui criteri sono molto selettivi. E qui il gruppetto delle italiane è un po’ più nutrito: Patrizia Grieco, chief executive di Olivetti (gruppo Telecom Italia), Monica Mondardini, chief executive del Gruppo Editoriale L’Espresso e Daniela Riccardi, chief executive di Diesel.
A quest’ultima il Financia Times dedica una spazio particolare, definendo la sua carriera un paradigma delle donne dirigenti: laurea in Italia, specializzazione a Yale, e poi 25 anni in Procter and Gamble prima come brand manager per l’Italia, quindi responsabile per l’America Latina e infine per le attività cinesi nel 2005.
Come molte manager donne, si è fatta le ossa e ha passato molti anni in ruoli di primo piano in un’azienda americana (Procter and Gamble, sottolinea il Ft, ha molte donne in ruoli executive ma nessuna nelle cinque posizioni di top management), ha raggiunto una posizione senior, ha ripagato l’azienda con ottimi risultati e una fedeltà ultradecennale.