Alla fine, l’Irlanda chiede aiuto. Oggi sono arrivati a Dublino i funzionari di Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea per una missione che ha l’obiettivo di mettere a punto un piano di salvataggio per la disastrata economia irlandese.
E se ancora negli ultimi giorni il premier Brian Cowen ribadiva che il paese non ha bisogno di aiuti, malgrado il pressing da parte di Bruxelles, oggi a invertire la rotta ci ha pensato il governatore della Banca Centrale Irlandese, Patrick Honohan, dicendo che in vista potrebbe esserci un prestito nell’ordine delle decine di miliardi di euro.
Secondo il banchiere centrale, ci sono aspettative di trattative che «saranno efficaci» relative a un prestito che «sarà reso disponibile e vi si farà ricorso se necessario». E ancora: «stiamo parlando di un prestito certamente molto rilevante», nell’ordine delle «decine di miliardi» di euro.
Adesso tutto sta nel capire come saranno strutturati gli aiuti, e soprattutto in che misura riguarderanno nello specifico le banche (le cui passività sono al centro della crisi, anche perché nei confronti del sistema irlandese sono esposti anche molti istituti di altri paesi), e anche da dove arriveranno, visto che all’eventuale pacchetto di Bruxelles e del Fondo Monetario dovrebbe aggiungersi anche la Gran Bretagna, che non fa parte dell’area dell’euro ma che ha forti legami con l’Irlanda (e anche probabilmente la più forte esposizione).
Sull’entità degli aiuti, si parla di cifre che potranno andare dai 45 ai 90 miliardi di euro, ci sono stime che parlano di un pacchetto da cento miliardi.
Al centro della crisi irlandese ci sono le banche, che hanno enormi problemi di bilancio e continuano ad accumulare perdite anche a causa del crollo del mercato immobiliare. In borsa, la Allied Irish ha perso quest’anno il 70% del proprio valore, la Bank of Ireland ha recentemente annunciato un deflusso di depositi da 10 miliardi nei due mesi di agosto e settembre. Tutto questo si riflette pesantemente sui conti dello stato (che è massicciamente intervenuto nel capitale degli istituti di credito), oltre a sollevare pesanti preoccupazioni internazionali (si calcola che i sistemi finanziari di Usa, Francia e Gran Bretagna siano esposti per oltre 400 miliardi di dollari su quello irlandese).
Una situazione limite, sulla quale l’avvio della trattativa sembra però gettare una luce migliore: le borse europee oggi sono tutte intonate positivamente, anche sull’onda dell’ottimismo relativo al fatto che la missione internazionale porti a definire un piano di salvataggio.
Quanto alle misure già intraprese dal governo irlandese, all’inizio di novembre ha annunciato una manovra per il 2011 da sei miliardi di euro, la più severa della storia del paese, con forti tagli alla spesa e un rialzo delle tasse.
Precedentemente erano stati decisi tagli agli investimenti e una riduzione degli stipendi pubblici fra il 5 e il 15%. Adesso il dibattito si potrebbe spostare su un innalzamento delle tasse sulle imprese, che sono al 12,5%, anche se il governo irlandese non sembra intenzionato ad alzare queste imposte e lo ha ribadito ancora negli ultimi giorni.