Un’operazione coordinata fra New York, il Connecticut e il Massachussetts. Un’indagine che dura da tre anni e che ora sarebbe arrivata al punto cruciale, quello in cui l’ufficio del procuratore si prepara a formalizzare le accuse.
Ieri gli agenti dell’Fbi hanno perquisito gli uffici di tre grossi hedge fund americani, veri colossi del settore, su mandato della procura di New York, che sta conducendo un’indagine per insider trading. Wall Street torna a tremare per l’ombra di un nuovo scandalo finanziario, c’è l’impressione che l’inchiesta non si fermi alle tre aziende appena passate al setaccio.
Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, che sabato scorso ha messo a segno uno scoop sollevando il caso, l’inchiesta potrebbe «eclissare l’impatto sull’industria finanziaria di qualsiasi altra precedente investigazione».
I tre hedge fund nei cui uffici si sono presentati gli agenti federali sono Level Global Investors LP, Diamondback Capital Management e Loch Capital Management. «L’Fbi sta eseguendo un mandato autorizzato dalla procura nell’ambito di un’indagine in corso» si è limitato a spiegare Richard Lolko, portavoce del Bureau of Federal Investigation. Level Global e Diamondback hanno confermato di essere state al centro delle operazioni, e hanno subito voluto rassicurae il mercato e gli investitori assicurando che l’operatività prosegue normalmente, mentre da Loch Capital nessun commento.
Si tratta di tre aziende importanti. Level Global ha il quartier generale a Greenwich, nel Connecticut, gestisce circa 4 miliardi di dollari, è guidata da David Ganek, un ex trader di Sac Capital, un vero gigante del settore, creatura di un guru di Wall Street, Steven Cohen. Ex manager di Cohen (la Sac, è bene precisarlo, non è stata toccata dalle operazioni in corso) anche a capo di Diamond Capital (Larry Sapanski and Richard Schimelin) i cui uffici centrali si trovano sempre nel Connecticut, a Stamford, e i cui assets ammontano a circa 5 miliardi di dollari. Infine Loch Capital, gestito dai fratelli Timothy e Todd McSweeney, sede a Boston, che gestisce circa 750 milioni di dollari.
A tenere le fila dell’inchiesta è il procuratore capo di Manhattan, Preet Bharara, indiano di nascita, naturalizzato americano, 42 anni, lauree ad Harvard e alla Columbia, nominato procuratore federale da Barack Obama nell’agosto del 2009. Un nemico giurato dei crimini finanziari, che ultimamente ha deciso di focalizzarsi sull’insider trading, che in un discorso dello scorso mese di ottobre ha definito «un’assoluta priorità» per la rilevanza criminale, aggiungendo che si tratta di una pratica «rampante e che potrebbe essere in crescita». Sull’indagine in corso, il procuratore non rilascia alcun tipo di dichiarazione.
Il Wall Street Journal sabato scorso ha riferito di una mail di John Kinnucan, analista finanziario, titolare della Broadband Research, società di consulenza di Portland, Oregon, il quale ha scritto ai suoi clienti raccontando di essere stato avvicinato da agenti dell’Fbi che lo hanno accusato di aver procurato informazini legali e gli hanno chiesto di collaborare, cosa che non ha fatto scegliendo anzi di rendere pubblico l’accaduto. Fra i destinatari del messaggio, SAC Capital Advisors LP, Citadel Asset Management, Janus Capital Group, Wellington Management Co., MFS Investment Management. Grandi nomi di Wall Street.
Non resta che vedere in che modo proseguirà l’inchiesta, non si escludono nuove perquisizioni nei prossimi giorni, sempre il Wall STreet Journal parla anche di un altro filone che riguarderebbe Goldman Sachs, in relazione ad operazioni di fusine nel mndo della sanità. Nel frattempo, Wall Street reagisce male, ieri ha perso terreno, oggi ha aperto all’insegna della negatività.