Ideatre60, il social media dell’innovazione

di Barbara Weisz

Pubblicato 26 Novembre 2010
Aggiornato 24 Febbraio 2018 09:56

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È online da marzo, è creato dalla Fondazione Accenture, è aperto a chiunque abbia idee realizzabili. L'intervista a Bruno Ambrosini

«Il luogo dove le idee accadono, si realizzano concretamente». Così Bruno Ambrosini, segretario generale della Fondazione Italiana Accenture, definisce Ideatre60, il primo social media italiano dedicato all’innovazione sociale. E qualcosa, sul media creato dalla Fondazione, che è online dal marzo scorso, è già accaduto: Silvia Annaratone, una matematica che si occupa di insegnamento e divulgazione scientifica, che nel 2002 ha progettato il primo Festival della Matematica in Italia, ha vinto il primo concorso lanciato dalla testata, dedicato al tema “Alimentarsi bene, vivere meglio”, con la sua Nutrilandia.

Un progetto per realizzare un sito dedicato ai ragazzi, che li informi sulla corretta alimentazione e sul patrimonio nutrizionale delle regioni italiane facendoli giocare (per esempio, con una caccia al tesoro online), proporre, inventare. L’educazione alimentare è un’area «che va valorizzata, in cui l’Italia può essere competitiva», spiega Ambrosini che nel corso di una chiacchierata con ManagerOnline racconta cosa succede su una piattaforma aperta a singoli individui, aziende, università, fondazioni, associazioni, enti, e in generale a qualsiasi soggetto che voglia generare idee nuove, realizzabili e dedicate al progresso comune.

Ormai siete online da diversi mesi, è possibile fare un primo bilancio? Che riscontri avete?

Ideatre60 vive e si sviluppa nella misura in cui ha una community che usa questo strumento per promuovere l’innovazione sociale. Ad oggi, ha 1700 utenti registrati ma, se facciamo riferimento a una serie di collegamenti attivi sui principali social network, per esempio i fans su Facebook, si possono aggiungere altre 1500-1600 persone. In totale quindi possiamo parlare di 3mila persone che fanno parte della community. Un buon dato.

E qual è il vostro obiettivo in termini di potenziamento della community?

Nel giro di un anno contiamo almeno di aumentare del 50%, arrivando a circa 3-4mila persone solo su Ideatre.

Quali sono le tematiche su cui si concentra maggiormente l’interesse?

Sicuramente l’educazione alimentare. Il primo concorso è stato molto dibattuto anche nel forum. Terrei a precisare che l’idea è quella di lanciare idee sui grandi temi proposti dalla fondazione, come l’innovazione sostenibile, la cultura digitale, l’educazione dei giovani. Partendo dall’idea vincitrice si sviluppano i progetti. Poiché il primo concorso era dedicato all’educazione alimentare, questo è un tema su cui si sono concentrati numerosi interventi. Un’altra area importante è l’educazione alla scienza, con un forum gestito dalla Fondazione Veronesi, che ha avuto molte visite. Per dare qualche cifra, sull’educazione alimentare abbiamo avuto circa 10mila visite, sull’educazione alla scienza circa 9mila. 

Come si sviluppano i progetti?

Facciamo un esempio concreto, quello del primo concorso. Sull’educazione alimentare abbiamo avuto 115 idee progettuali che sono state postate sul sito. Noi chiedevamo di presentare il progetto attraverso una sintesi, di identificare il valore innovativo, gli aspetti tecnologici per l’implementazione, e un piccolo business plan. Alla fine ha vinto Nutrilandia, che riceverà un investimento fino a 100mila euro. I concorsi vengono lanciati attraverso un bando. Ci rivolgiamo a giovani talenti, che magari sono alla ricerca di un impiego, ma anche a cooperative sociali, e in generale al mondo dell’innovazione sociale. Sicuramente vogliamo favorire i giovani, in Italia la disoccupazione giovanile è superiore al 30%.

Vi rivolgete anche alle aziende?

La piattaforma è al servizio di istituzioni e certamente anche di aziende che vogliono utilizzarla per sviluppare idee da trasformare in progetti reali. Per l’impresa che vuole fare innovazione sociale, la nostra proposta è di non pensare necessariamente al progetto al proprio interno, ma di pensare a un’area di interesse a poi fare proporre idee che saranno quindi sviluppate in azienda. Un altro soggetto molto interessante sono le università.

Cosa state preparando per i prossimi mesi?

Cito in primis il progetto lanciato nelle ultime settimane, “Idee al futuro”, che si rivolge ai giovani abruzzesi per incitarli a sviluppare idee intorno a temi tecnologici. Un altro progetto in corso di finalizzazione, che sarà online prima di Natale, insieme alla Fondazione Itaca, è sul disagio mentale: give mind the chance, focalizzato sull’idea di aiutare le persone che soffrono di disagi mentali ad avere un inserimento in azienda.

Direi che vengono fuori alcuni temi chiave, come la formazione, l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Certo, per questo le università devono essere un asse portante dell’innovazione. La questione è avere un rapporto con il mondo delle imprese. Un altro tema di fondo è che gli investimenti nell’innovazione in Italia sono bassi, anche se gli ultimi dati dicono che vorrebbero alzarli a un 3% del pil. Ma se noi consideriamo l’innovazione più a lungo termine, purtroppo l’Italia è fra i paesi che investe meno. L’università in questo puo’ avere un ruolo importante. Ci sono atenei virtuosi, ma diciamo che queste buone pratiche vanno allargate a tutto il mondo accademico.

L’innovazione è un valore anche per le aziende?

In Accenture è al centro della mission. Per tutte le aziende saper innovare significa continuare ad essere competitivi, rafforzare lo spirito imprenditoriale, stimolare i giovani a intraprendere. E anche trovare il modo per uscire da un periodo di crisi.

E lei che consigli darebbe?

Il problema è che spesso mancano gli strumenti. Fra coloro che hanno risposto ai concorsi di Ideatre60 almeno il 70% sono giovani. Il nostro è un piccolo strumento, non ci poniamo certo l’obiettivo di risolvere il problema dell’innovazione in Italia, ma è un contributo fattivo. In genere, bisognerebbe potenziare strumenti che aiutino i giovani ad apprendere, a sviluppare competenze. Purtroppo in tema di innovazione l’Italia non è fra i paesi leaders, e nemmeno fra i followers, è fra i moderate. Sono necessari interventi strutturali, che cambino la relazione fra il paese e le università. Il tema riguarda il governo, le imprese, la business community, le istituzioni.