Il caso Wikileaks è destinato a tenere banco ancora per molto tempo. Anche perché, come se non bastassero i 250mila cablogrammi pubblicati in questi giorni dal sito di Julian Assange, dai cinque quotidiani che hanno avuto accesso diretto ai materiali e a ruota dagli organi di stampa dell’intero pianeta, in arrivo c’è una nuova bomba. All’inizio del 2011 Wikileaks diffonderà decine di migliaia di documenti interni di una delle più grosse banche americane.
A tremare, dunque, in vista di nuove possibili clamorose rivelazioni è il mondo della finanza. Assange, maestro nel creare l’attesa, ha affidato l’anticipazione relativa a questa nuova ondata di carte (anzi, file) top secret a una delle riviste più prestigiose del settore, Forbes. Non ha rivelato il nome dell’istituto di credito coinvolto, ma promette rivelazioni degne di quelle che, anni or sono, portarono al processo Enron. Carte che mostrano quello che Assange definisce «ecosistema della corruzione», con il «regolare processo decisionale» che «sostiene tutta una serie di pratiche non etiche».
E ancora: la pubblicazione di questi documenti potrebbe rappresentare il più grande assalto di Wikileaks al sistema finanziario, con una «visione vera e rappresentativa di come le banche si comportano a livello manageriale» che secondo lui «stimolerà indagini a riforme». Verranno fuori «alcune violazioni in flagranza».
Non è tutto: il materiale su cui Wikileaks ha messo le mani riguarda anche aziende farmaceutiche e del settore dell’energia.
Wikileaks ha appena fatto tremare, o per lo meno arrabbiare molto, le diplomazie e i governi di mezzo pianeta con documenti che riguardano l’amministrazione americana, retroscena nel Golfo, dispacci su capi di stato e di governo stranieri (compreso Berlusconi) che creano imbarazzo. In passato ha pubblicato 76mila documenti riservati sulla guerra in Afghanistan e 392mila sul conflitto iracheno.
Il sito si è già occupato a più riprese anche del mondo dell’economia e della finanza. Nel 2008 ha preso di mira la banca svizzera Julius Baer, l’anno dopo ha riferito di una casa farmaceutica che riceveva documenti riservati ed esercitava influenza su un’organizzazione sanitaria internazionale, e ancora nel settembre del 2009 è stata la volta di Trafigura, gigante delle commodities, in relazione a uno scandalo sull’inquinamento in Costa D’Avorio.
Assange ha rilasciato l’intervista a Forbes nel mese di novembre, prima della pubblicazione degli ultimi documenti. Il giornalista, Andy Greenberg, riferisce di averlo incontrato a Londra, dove presumibilmente non si trova più. Australiano, 39 anni, l’uomo che nel 2006 ha fondato Wikileaks è un nomade, pare che non rimanga più di sei settimane nello stesso posto, l’attività del suo sito gli procura difficoltà con molti paesi, alle quali ultimamente si è aggiunto un mandato d’arresto svedese (il paese scandinavo è uno di quelli in cui ci sono i suoi server), per un’accusa da parte di due donne di molestie e stupro, che lui dichiara infondata.