Alla vigilia dell’apertura della Conferenza internazionale di Cancun sui cambiamenti climatici (29 novembre) un importante gruppo di investitori internazionali, animato da Unep-Financial Initiative e Principles for Responsible Investment (PRI), lancia un messaggio a politici e negoziatori per un’azione più decisa contro i rischi del riscaldamento globale e i pericoli dell’impatto devastante sull’economia relativo al fenomeno.
Una presa di posizione molto netta da parte di un’alleanza finanziaria influente, con un’ampiezza senza precedenti, che rappresenta la gestione di circa 15 trilioni di dollari di fondi, pari al PIL degli Stati Uniti e al 25% della capitalizzazione del mercato globale. Tra gli istituti che hanno aderito all’iniziativa troviamo giganti come Allianz, HSBC e altri ancora per un totale di 259 sottoscrittori (assicurazioni, banche e gestori di fondi), provenienti da paesi sviluppati ed economie emergenti, incluso Brasile, Nigeria e Sud Africa.
L’obiettivo perseguito è quello di indurre le politiche su scala nazionale e mondiale a favorire gli investimenti privati nel settore delle tecnologie low-carbon. Per contenere il rialzo della temperatura entro i limiti stabiliti dalla comunità scientifica è necessario il concorso della finanza statale e privata che dovrà fornire capitali aggiuntivi sempreché che si creino strumenti e condizioni adeguate sia livello locale che globale. Gli investimenti internazionali nella green economy stanno crescendo, soprattutto in Asia, ma gli investitori sostengono che la disponibilità di capitale privato per energie rinnovabili, efficienza energetica e altre tecnologie pulite sarebbe ancora maggiore in un contesto più propizio.
Secondo la valutazione di Bloomberg New Energy Finance e del World Economic Forum occorrerebbero circa 500 miliardi dollari ogni anno fino al 2020 per potenziare economia verde e limitare il riscaldamento del Pianeta al di sotto della soglia di 2° C. In questo scenario, gli investitori auspicano il raggiungimento di un nuovo accordo vincolante che subentri al Protocollo di Kyoto, augurandosi progressi in settori chiave come energia, trasporti, edilizia e sussidi alle fonti fossili. Oltre a ciò si chiede il miglioramento dell’architettura finanziaria sul clima, il rafforzamento dei meccanismi flessibili (Joint Implementation, CDM), e del sistema di monitoraggio, reporting e verifica (MRV) nonché un maggior sostegno allo sviluppo dei mercati relativi ad efficienza energetica e rinnovabili nei paesi in via di sviluppo.