Il premier, David Cameron, chiede che le banche siano “socialmente responsabili” e contengano i bonus a manager.
Il suo vice, Nick Clegg, rincara la dose sottolineando che in particolare le banche partecipate dallo stato debbano dimostrare una sensibilità e una trasparenza particolari. Il governo britannico, che negli scorsi anni è entrato nel capitale di diverse grandi banche per salvarle dalla crisi, interviene a più voci sulle gratifiche ai banchieri che quest’anno si apprestano a superare i sette miliardi di sterline (oltre 10 miliardi di dollari).
Le cifre precise si conosceranno nelle prossime settimane, ma la preoccupazione dell’esecutivo riguarda come è facile immaginare le reazioni degli inglesi davanti a tali cifre in un momento che vede il paese alle prese con i grandi tagli al welfare.
Il dibattitto sui compensi dei banchieri è particolarmente acceso in questi giorni, anche in vista dell’audizione parlamentare di uno dei big della City, il Ceo di Barclays Bob Diamond, che questa settimana parlerà alla Commissione Tesoro della Camera.
Cameron per il suo appello alla responsabilità ha scelto i microfoni della Bbc, a cui ha rilasciato un’intervista ieri. Ha chiesto che le banche abbiano comportamenti responsabili, ma ha anche ammorbidito la presa di posizione spiegando che gli istituti di credito non devono diventare il capro espiatorio della recessione. Nei giorni scorsi c’erano state indiscrezioni secondo cui Stephen Hester, numero uno di Royal Bank of Scotland, posseduta per l’84% dallo stato, si apprestava a ricevere un bouns da 2,5 milioni di sterline, per un compenso totale superiore ai sei milioni. Cameron ha smentito queste cifre, definendole “pure speculazioni”, per poi aggiungere che comunque Rbs dovrebbe dare il buon esempio a tutti nel senso della morigeratezza.
Una sorta di moral suasion, dunque, da parte del governo, che l’anno scorso aveva stabilito una tassazione speciale, una tantum, sui bonus. Il leader dell’opposizione, il labourista Ed Milliband ne chiede l’estensione anche a quest’anno, ma l’ipotesi non è nell’agenda dell’esecutivo. La stampa britannica parla piuttosto di un’altra possibilità, secondo cui il governo in cambio dell’ok a bonus chiederebbe alle banche di fare maggiori sforzi sul fronte del credito alle imprese, ma anche questa al momento sembra piu’ che altro un’ipotesi.
Clegg, il cui partito liberal democratico ha tradizionalmente una posizione severa nei confronti dei bonus e dei compensi dei banchieri, dopo aver sottolineato la necessità di maggior trasperenza da parte dei grandi manager degli istituti a partecipazione statale, ha argomentato che «i dirigenti di queste banche» devono portare a termine una sfida, quella di «risanare gli istituti e riportarli in salute», e visto che questo compito “ancora non è stato portato a termine” fino a quando sarà ultimato questo «dovrebbe riflettersi nella remunerazione».
La British Bankers Association si è inserita nel dibattitto spiegando che ci sono le nuove regole della Financial Service Authority e che si tratta «del regime più severo rispetto a qualsiasi altro paese».