Da una parte Sergio Marchionne, che incassa il sì e rilancia: “aumentiamo la produttività, saliranno anche i salari”. Dall’altra il dibattito fra le parti sociali, che riguarda la rappresentanza sindacale ma anche il rilancio della competitività. E un nuovo contratto per il settore auto. Il dopo Mirafiori è denso di contenuti, il referendum nello stabilimento Fiat, e in generale gli accordi di Pomigliano e dello stabilimento torinese, hanno aperto una serie di questioni che restano sul tavolo. Anche perchè si parla già di estenderli agli altri stabilimento Fiat.
Dei piani per la Fiat parla il Ceo, rilasciando un’intervista al direttore di Repubblica, Ezio Mauro.
Il risultato ottenuto con il referendum è “molto importante”, e soprattutto “Mirafiori ha deciso”, quindi il discorso “è chiuso”. Marchionne si sofferma su quella che definisce la valutazione sulla campagna che ha preceduto il risultato, e qui c’è un mea culpa: “la Fiom ha costruito un capolavoro mediatico” mentre “noi, dal punto di vista culturale siamo stati una ciofeca”.
Marchionne resta convinto che le sue ragioni siano “ottime” ma, aggiunge, “non sono riuscito a farle diventare ragioni di tutti”. Eccole, le ragioni: “io lavoratore posso fare di più se mi impagno di più, guadagnando di più”. L’accordo, insiste, “contiene tutte le protezioni costituzionali” e comunque “io, Sergio Marchionne, non voglio togliere nulla di ciò che fa parte dei diritti dei lavoratori”. Dice di volerlo spiegare ai dipendenti Fiat, soprattutto a quelli che hanno votato no: “devo recuperarli, comunque abbiano votato, e portarli dentro il progetto. Ci sono due voti che mi preoccupano: quello di chi ha votato no su informazioni sbagliate e quello di chi ha votato si’ per paura”.
Marchionne insiste particolarmente su un punto: la Fiat vuole vincere la sfida Italia. Una rassicurazione per chi teme che l’azienda si prepari ad abbandonare il paese. Ma per vincerla, questa sfida, bisogna agire sulla produttività, essere competitivi. L’obiettivo principale è saturare gli impianti, il cui costo di utilizzo al momento incide in maniera preponderante sul costo di un’auto (molto più del costo del lavoro, al 7%). “Fatemelo fare”, dice, “e alzerò i salari. Possiamo arrivare al livello della Germania e della Francia”. Prevede anche la partecipazione agli utili, ma prima bisogna farli.
Al momento, il livello di utilizzo degli impianti è molto basso. Mirafiori è al 64%, Melfi al 65%, negli altri casi le percentuali sono molto piu’ basse: Cassino al 24%, Pomigliano al 14%, Val di Sangro al 33%.
Sul futuro, pur davanti alla consistente perdita di quote di mercato, è ottimista: “staccata la spina degli incentivi il mercato va giù, lo sapevamo. Aspettiamo che si svuoti il tubo, nella seconda metà del 2011, e vediamo. Per quel momento avremo la nuova Y e la nuova Panda. Sta arrivando tutta la gamma Lancia, rifatta con gli americani, la Giulietta è appena uscita, la Jeep verrà prodotta qui in 280 mila esemplari all’anno, per tutto il mondo. E grazie a Chrysler, l’Alfa arriverà in America, con una rete di 2 mila concessionari, e farà il botto”.
Intanto, continua fra i sindacati il dibattito sulla rappresentanza, mentre la presidente di Confindustria esorta la Cgil a “ripartire dal tavolo sulla crescita e sullo sviluppo”. Si tratta di un negoziato aperto fra Viale Astronomia, i sindacati e l’Abi, l’associazione delle banche, su sei punti per lo sviluppo. Su cinque di questi c’è l’accordo, manca quello sulla produttività, spiega Emma Marcegaglia, che insiste per arrivare a una firma.
Altro tema caldo, il contratto dell’auto, anche con l’obiettivo di riportare la Fiat in Confindustria. E su questo fronte c’è un appuntamento, lunedì prossimo, con Cgil, Cisl e Uil in Federmeccanica.