Negli ultimi giorni si sono succedute notizie di aumenti degli stipendi in diverse regioni della Cina.
Oggi un annuncio in questo senso è arrivato dal sindaco di Shanghai, nei giorni scorsi una decisione analoga è stata presa nel Guangdong, la regione in cui si concentra l’export. Si profila dunque uno scenario di crescita per il costo del lavoro in questo 2011, probabilmente da leggere nell’ottica degli sforzi che Pechino sta fecendo per sostenere e alimentare i consumi interni.
Nello specifico, Han Zheng, ovvero il primo cittadino di Shanghai, che è una delle città più popolose del paese, ha espresso chiaramente l’intenzione di «alzare i salari minimi quest’anno» e ha aggiunto che «l’adeguamento finale sarà ben superiore al 10%». Nei giorni scorsi i media locali avevano annunciato incrementi medi superiori al 18% per i salari nel Guangdong, rialzi quindi più consistenti di quelli previsti a Shanghai.
Del resto, quella del Guangdong è la regione della Cina in cui tradizionalmente gli stipendi sono più alti. In termini assoluti, questo significa un rialzo compreso fra i 140 e i 200 yuan, che portebbe i compensi a una media di 1300 yuan al mese, che corrispondono a circa 200 dollari.
Nell’ultimo decennio il paese, pur davanti a una notevole crescita dell’economia, ha visto i salari restare sostanzialmente fermi. Segnali di cambiamento si sono avuti nell’ultimo anno. Anche la capitale ha recentemente preso un provvedimento analogo, alzando i minimi di circa 200 yuan a quota 1,160 (175 dollari) a partire dallo scorso primo gennaio, dopo una mossa analoga sei mesi prima. E anche quello del Guandong è il secondo rialzo nel giro di pochi mesi.
Il governo, insomma, sembra aver deciso di perseguire una linea di sostegno ai redditi delle famiglie, nell’ottica di spingere i consumi e alimentare così la crescita del mercato interno, cosa che il paese nell’ultimo decennio non ha fatto puntando molto sulle esportazioni. Quella di sostenere il mercato interno è stata anche negli ultimi anni una richiesta che la comunità internazionale ha a più riprese rivolto al paese asiatico, e ancora più in generale gli economisti si attendevano questa svolta, ritenendo che il paese non potesse più puntare troppo a lungo sulla sola crescita delle esportazioni, per di più concentrate sui prodotti a basso costo. Pechino, dunque, sfrutta il boom degli ultimi anni per creare un mercato interno competitivo.
Nel frattempo, proprio in questi giorni prosegue la visita del presidente Hu Jintao negli Stati Uniti. Criticato a Washingotn, dove è stato pressato in particolare sui temi della valuta e dei diritti umani, ha ottenuto invece un’accoglienza più calorosa a Chicago. In generale, gli analisti commentano che il viaggio sta incassando un notevole successo. All’insegna della distensione il summit di mercoledì alla Casa Bianca, occasione in cui il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che le relazioni fra Usa e Cina segneranno il 21esimo secolo.