Avanade, Di Silverio: la donna e la manager

di Barbara Weisz

16 Febbraio 2011 13:30

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ManagerOnline intervista la nuova general manager di Avanade Italia: i target di business, ma anche una riflessione sul rapporto fra donna e carriera

Lavorare sul patrimonio umano, sullo sviluppo delle competenze professionali delle persone. E rispondere alla crescente domanda del mercato, che torna vivace dopo un periodo di crisi. Sono questi i principali obiettivi di Anna Di Silverio, che dalla fine dell’anno scorso è la nuova general manager, ovvero la numero uno, di Avanade Italia.

Una vita professionale iniziata come ricercatrice presso il dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, l’ateneo in cui si è laureata in Scienze dell’Informazione, e poi proseguita nel mondo aziendale, con esperienze manageriali di alto livello in aziende del calibro di Hp e Microsoft. E, visto che si tratta di una donna manager, abbiamo scelto di iniziare l’intervista partendo proprio dal tema del lavoro, e della carriera, femminile. 

In Italia le donne nel mondo del lavoro hanno più difficoltà degli uomini e raggiungono più raramente posizioni manageriali come la sua. Per lei il fatto di essere donna è stato in qualche occasione un ostacolo, o viceversa non lo è stato?

Nella mia esperienza credo di esser stata abbastanza fortunata. Ho vissuto nel mondo della tecnologia, che tutto sommato è abbastanza nuovo, anche in aziende magari in crescita, dove spesso ci sono persone giovani, all’inizio della carriera, senza troppi schemi. Sinceramente, non ricordo di aver vissuto episodi di discriminazione, anzi. Pero’, al di fuori del mio ambiente lavorativo, ho visto amiche, ex compagne universitarie, anche con brillanti curriculum accademici, che nel corso degli anni hanno via via rinunciato alla carriera o lasciato il lavoro, magari dopo una gravidanza.

Secondo lei si possono individuare dei fattori che frenano l’occupazione e la carriera femminile?

Sì. In primo luogo la difficoltà a conciliare vita privata e professionale. Di fatto ci si trova ad affrontare carichi di lavoro notevoli, trasferte. Io non ho bambini, ma persone che li hanno naturalmente fanno più fatica a conciliare tutto.

Ci sono secondo lei strumenti che le aziende possono attivare per colmare questo gap?

Sì, per esempio strumenti di tipo contrattuale: flessibilità degli orari, lavoro a distanza che le tecnologie rendono possibile. Essere fisicamente in un posto non è necessario come prima, anche a distanza si possono fare riunioni, lavorare su documenti. La possibilità di non spostarsi, se ben sfruttata dà a tutti un miglior agio. Per esempio aiuta a non discriminare le donne che rientrano dalla maternità e che possono avere esigenze di orari particolari. Bisogna fare attenzione a mettere queste persone nelle condizioni di svolgere il loro lavoro. Noi stessi, in Avanade, abbiamo esperienze di ragazze che rientrate dalla maternità si sono trovate ad affrontare stili di vita diversi, alle quali abbiamo dato la possibilità di lavorare da casa. Posso dire che la differenza, in termini di rendimento professionale, è irrilevate.

Nel suo ruolo manageriale pensa di favorire l’occupazione femminile?

Sì. Abbiamo obiettivi di far crescere le donne nei diversi ruoli, anche manageriali. Per esempio, faccio parte di un comitato internazionale per iniziative in questa direzione, con programmi di coaching che le guidino a non perdersi d’animo e a farsi forza delle proprie capacità, ad andare avanti nella propria carriera. Stiamo pensando a diverse cose, corsi di formazione specifici. Spesso sono le donne stesse che sentendosi inferiori evitano di proporsi per posizioni di rilievo, e devono avere la consapevolezza che l’azienda le segue.

Cambiando argomento e passando più nello specifico al suo ruolo di general manager di Avanade Italia, quali sono i suoi primi obiettivi?

Far crescere l’azienda, guidarla al successo sul mercato. Punto alla crescita di tanti elementi, in primis allo sviluppo delle persone. Da una parte stiamo assumendo sia giovani sia ruoli piu senior. Dall’altra investendo in training, sviluppando le nostre professionalità interne. Un altro aspetto importante è promuovere presso le aziende clienti. C’è una fortissima domanda. Dopo il rallentamento degli anni passati, siamo in un momento fortunato. Ora è quindi importante seguire questa domanda con le assunzioni, la crescita del business, lo sviluppo delle persone, il lavoro di squadra. 

Parlava dei vostri clienti. Le aziende che tipo di atteggiamento hanno nei confronti delle esigenze di aggiornamento tecnologico? Hanno esigenze specifiche?

Sono sempre più attente al ritorno dei loro investimenti, c’è un’attenzione molto forte a investimenti oculati. Ci chiedono risposte che migliorino il loro modo di fare business. In particolare assistiamo alla crescita dell’esigenza di avvicinarsi ai clienti, capirne e seguirne le necessità. C’è attenzione agli strumenti di digital marketing, customer care.

Quindi in generale hanno le idee chiare?

Sicuramente hanno le idee chiare sugli obiettivi. Sanno anche quali sono le aree in cui vogliono investire. Spesso però non c’è un completo allineamento fra le funzioni tipiche dell’information technology e quelle del marketing. Chi è preposto allo sviluppo di soluzioni informatiche spesso ha la tendenza a frenare, il marketing a spingere. È importante quindi trovare dei piani per conciliare le esigenze tecnologiche con quelle del commerciale. La tecnologia si evolve rapidamente, e permette di raggiungere certi risultati. Ma le soluzioni veramente efficaci si raggiungono lavorando sugli asset esistenti, sono quelle che integrano processi in atto.

Che consigli strategici darebbe alle aziende?

Direi di guardare con interesse alle innovazioni tecnologiche, sempre piu’ rapide. Gli utenti sono sempre più abituati a maneggiare le nuove tecnologie e si aspettano che anche le aziende lo sappiano fare. Certo, bisogna anche essere realistici, con piani di trasformazione che tengano conto di un buon bilanciamento di tutte le esigenze del mercato, che accontentino il marketing, ma che si occupino anche della definizione degli asset da mantenere, che è il patrimonio tipico dell’IT. Direi di definire un piano strategico di investimenti che abbracci un certo periodo di tempo, non sia di breve termine.