Già da qualche mese è in discussione il Decreto Legge di recepimento della direttiva comunitaria 2009/28/CE per la promozione delle fonti rinnovabili. Questo ha scatenato non poche polemiche da parte di ambientalisti, associazioni di categoria e imprenditori del settore. A far discutere è il (non tanto) graduale taglio agli incentivi, che interesserà soprattutto il fotovoltaico e l’eolico.
Settori che hanno vissuto un grande sviluppo negli ultim anni in Italia, reggendo meglio di altri alla crisi economica tuttora in atto. Il rischio che sta muovendo gli operatori a prospettare anche azioni legali presso la Corte Europea, è la paralisi del settore con brusche ricadute sulla produttività del Paese e sull’occupazione.
Sono infatti decine di migliaia le persone impiegate nel fotovoltaico in Italia. Nel 2010 il fatturato complessivo delle aziende italiane attive nel fotovoltaico è stato di circa 40 miliardi di euro, pari al 2% del PIL nazionale. Dunque senza il fotovoltaico nel 2010 si sarebbe assistito ad un calo rispetto al 2009 stimato sui 2 miliardi di euro. Ed è il quanto potrebbe accadere nel prossimo futuro.
Un discorso che si lega a doppio filo con le polemiche riguardanti il ritorno al nucleare in Italia, visto che sono in molti a vedere dietro le manovre del decreto ribattezzato “blocca solare” una mossa del Governo per spingere il pedale dell’acceleratore verso l’energia nucleare a discapito di quella da fonti rinnovabili.
Dopo l’approvazione alla Camera ed al Senato, ad incendiare gli animi è stata la firma al decreto legislativo sulle rinnovabili di recepimento della Direttiva 202020, avvenuta in questi giorni, da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nonostante i ripetuti appelli delle associazioni del settore e il parere contrario arrivato anche dall’Ue. Ora si affaccia l’ipotesi di una dura battaglia legale o, come prospettato dai più, una valanga di ricorsi per il mancato incentivo alla Corte Costituzionale. Le altre due strade sono quelle di rivolgersi alla Corte Ue e l’impugnazione da parte delle Regioni.
In pratica il Decreto Rinnovabili prevede che le tariffe stabilite dal Terzo Conto Energia restino in vigore solo per impianti allacciati alla rete entro fine maggio, mentre per tutti gli altri bisognerà attendere un nuovo decreto che dovrebbe arrivare entro fine aprile. In realtà il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo – che ha già mantenuto le promesse con l’eliminazione del tetto da 8GW – a assicurato che sarà possibile definire un nuovo sistema di incentivi per le energie rinnovabili entro 20 giorni.
Tra le polemiche emerge la soddisfazione del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani: «Con questo decreto abbiamo finalmente dato inizio ad una stabilizzazione del mercato dell’energia da fonti rinnovabili» affermando che bloccare gli incentivi al fotovoltaico al raggiungimento della quota Ue al 2020 di 8.000 mw, raggiungibile ormai in pochi mesi, rappresentava una bolla che sarebbe esplosa. Anche Romani ha sottolineato che la priorità di una rapida definizione dei nuovi incentivi.