Alla tragedia umana si sommano le preoccupazioni relative all’economia. Per non parlare del rischio nucleare, che al momento rappresenta una delle fondamentali priorità da affrontare nel Giappone devastato dal terremoto. Stamattina (nella notte ora italiana) si è verificato un nuovo scoppio alla centrale di Fukushima 1, che ha colpito il reattore 3.
Le autorità hanno spiegato che il container principale del reattore è rimasto intatto, ma sono in corso le operazioni di soccorso. L’esplosione ha provocato il ferimento di 11 persone, e secondo quanto riferisce il sito internet del quotidiano nipponico Yomiuri Shinbun un tecnico sarebbe stato contaminato.
La situazione è in continua evolzione, ciò che risulta evidente è l’immenso sforzo che le autorità di Tokyo stanno facendo per evitare il disastro, uno sforzo che al momento sta dando i suoi frutti. L’SoS principale riguarda la centrale di Fulushima, dove non si può ancora escludere il rischio di fusione di un reattore, con la relativa possibile perdita radioattiva. Ci sono notizie secondo cui il reattore 2 della centrale sarebbe rimasto esposto. Negli altri due impianti colpiti, Onagawa e Tokai, stanno funzionando gli impianti di raffreddamento.
Da tre giorni le squadre di soccorso stanno lavorando a ritmo serratissimo per evitare la catastrofe nucleare e per mettere in salvo le persone. La Tepco, Tokyo Electrci Power, che gestisce gli impianti, ha messo in campo misure di emergenza eccezionale, utilizzando anche l’acqua marina per raffreddare i reattori.
Nel frattempo, nel paese milioni di persone sono senza acqua e senza elettricità, da oggi è iniziata una serie di black out programmati per far fronte all’emergenza energetica.
In questo scenario, la borsa di Tokyo oggi ha funzionato regolarmente. Il Nikkei ha chiuso con un crollo del 6,2% scendendo, come molti analisti avevano previsto, sotto i 10mila punti, a quota 9mila620. Il Topix ha a sua volta perso il 7,5%, terminando a 846 punti, i livelli dell’ottobre del 2008. A destare le maggiori preoccupazione, anche sui mercati, è la situazione di emergenza nelle centrali nucleari.
Il titolo Tepco è sceso del 24%, Tohoku Electric Power ha lasciato sul terreno il 21%. Ma hanno registrato perdite rilevantissime anche le grandi aziende giapponesi di altri settori, dalle assicurazioni (Daichi Life Insurance sotto del 19%), all’automotive (Toyota -7,9%, Honda -6,5%, Nissan -9,5%) all’hi-tech (Toshiba e Hiutachi sotto del 16%, Sony -9,1%).
La borsa, come si sa, è cinica, e dunque c’è un settore in controtendenza rispetto al listino, quello edilizio, con i relativi titoli in progresso anche del 20%, nell’attesa del grande business della ricostruzione.
Anche le borse europee oggi risentono delle preoccupazione per l’economia giapponese con un andamento debole che però non rigarda Piazza Affari, che in controtendenza viaggia sopra la parità, sostenuta in particolare dal settore bancario. Al di là delle prime reazioni dei mercati, al momento la stima dei danni economici per l’economia giapponese e i riflessi su quella globale risulta ancora difficile. Fra i primi report, quello di Citigroup, che misura danni fra 44 e 88 miliardi di euro, ma ritiene che gli investimenti per la ricostruzione possano tradursi in un aumento del pil nella seconda metà dell’anno. Il capo economista del Credit Suisse Giappone Hiromichi Shirakawa invece parla di danni per 170-180 miliardi di dollari.