L’Italia ha enormi potenzialità e risorse nel settore “eco”, sostenute dalle caratteristiche naturali, dalla ricerca e dal know how, da approcci aziendali e processi produttivi sostenibili, già attuati o in fase di progetto. Ma perché questo accada occorrono politiche adeguate, sostenute da scadenze e direttive, da una visione strategica che risponda ad una sempre più diffusa attenzione alla sostenibilità ambientale e che sia in grado di valorizzare e incoraggiare il vasto e articolato panorama green italiano.
E mentre anche l’Italia condivide l’obiettivo europeo 20-20-20 (ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico, aumentare al 20% il ricorso a fonti rinnovabili), Pew Charitable Trust, l’organizzazione USA di informazione sull’energia pulita, colloca il nostro Paese al quarto posto per la capacità di attrarre investimenti nel settore delle rinnovabili, subito dopo Cina, Germania e Stati Uniti.
Ammontano infatti ad oltre 10 miliardi di euro gli investimenti di privati sul suolo italiano, di cui 6,5 miliardi nel solare e oltre 3 nell’eolico, con un aumento, in soli dodici mesi, del 124%. Dati importanti, che hanno permesso all’Italia di salire di ben quattro posizioni in classifica rispetto allo scorso anno.
Anche se il disastro nucleare a Fukushima ha portato drammaticamente d’attualità questi temi, l’interesse degli italiani per le energie rinnovabili e per la sostenibilità non è affatto recente o passeggero. Lo sottolinea Maurizio Guandalini, economista della Fondazione Istud e curatore, insieme a Victor Uckmar, del libro “Green Italia. La rivoluzione verde è adesso”, uscito proprio in questi giorni, che conferma come ogni momento della nostra vita sia toccato dalle tematiche “eco”.
Una trasversalità dimostrata dai numerosi relatori, provenienti da diversi settori economici, intervenuti a “Green Italia Day”, il secondo workshop promosso dall’Osservatorio sulla Green Economy della Fondazione ISTUD e dalla rappresentanza a Milano della Commissione Europea, con il patrocinio del Ministero per l’Ambiente.
Già un paio di anni fa la ricerca dell’Osservatorio, intitolata “I pionieri dell’ambiente. La sostenibilità come nuovo modello di business“, aveva dimostrato come l’attenzione a questo aspetto rappresentasse un fattore importante di innovazione e competitività nelle aziende e confermato quanto fosse fondamentale un forte commitment da parte del top management.
Che non si tratti di tendenze passeggere viene confermato dalla nuova ricerca Istud dedicata al tema “Imprese italiane, cambiamento del clima e impatto della 20-20-20”, condotta su 1.400 manager e presentata in occasione dell’incontro milanese da Marella Caramazza, direttore generale della fondazione. [Continua…]