Il ricordo di Chernobyl con il pensiero al Giappone

di Barbara Weisz

26 Aprile 2011 15:00

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Ricorre oggi il 25esimo anniversario della tragedia nucleare in Ucraina, mentre il mondo è sotto choc per l'incubo della centrale di Fukushima

Era il 26 aprile del 1986. Le commemorazioni per il 25esimo anniversario del disastro nucleare di Chernobyl, il peggiore della storia, sono iniziate nella notte in Ucraina, il presidente russo Dmitry Medvedev e il collega ucraino Victor Yanukovic hanno visitato la centrale e tenuto una maxiconferenza a Kiev. Medvedev ha annunciato l’intenzione di proporre ai paesi del G8 iniziative concrete per «aumentare la sicurezza nelle centrali nucleari».

Ma sono soprattutto gli ambientalisti a mobilitarsi, in tutta Europa, per una ricorrenza in cui è praticamente impossibile non pensare a quello che sta succedendo a Fukushima, in Giappone.

In Italia Greenpeace ha organizzato un’iniziativa a Roma, piantando 2mila croci al Circo Massimo, trasformato in un memoriale a cielo aperto, in un ricordo simbolico delle vittime della tragedia nucleare in quella che allora era l’Unione Sovietica. Associazioni ambientaliste hanno organizzato sit in davanti all’ambasciata nipponica e alla sede diplomatica ucraina. In Europa, iniziative in Francia, Germania, Svizzera.

«La principale lezione» imparata a Chernobyl, ha dichiarato Medveded, è che bisogna «dire la verità alla gente». Perchè venticinque anni fa, il mondo venne a sapere che c’era stato un incidente solo tre giorni dopo, e il Cremlino continuò a minimizzare ancora per giorni, a Kiev si tennero le celebrazioni del primo maggio in una situazione di alta radioattività.

Oggi le autorità hanno consegnato onoreficenze ad alcuni “liquidatori”, come si chiamano gli uomini mandati a gestire le conseguenze del disastro, in moltossimi casi senza le necessarie protezioni alle radiazioni. Il generale Nikolai Antoshkin, comandante dei piloti di elicotteri mandati a gettare sabbia e piombo sul reattore numero 4, quello esploso, ha ricordato che i piloti ricevevano pillole di iodio, una pomata antiradiazioni e una nuova uniforme dopo ogni missione. E ha sottolineato che volarono pur consapevoli di non essere adeguatamente protetti. Così come non era garantita la sicurezza di coloro che andarono nei reattori, restandovi fra i 25 e i 60 secondi. Pochi, ma più che sufficienti per essere contaminati. In Russia ne sono rimasti 150mila, e hanno pensioni il cui importo varia dai 2500 (62 euro) ai 550mila rubli (12mila500 euro) a seconda del tempo di esposizione. [Continua…]