Il 12 e 13 giugno si voterà sul nucleare, ma cambia il testo referendario. Lo ha stabilito oggi la Corte di Cassazione. Il quesito riguarderà il nuovo testo contenuto nel decreto Omnibus recentemente approvato dal Governo e non, come inizialmente previsto, il vecchio testo di legge.
Come è noto, dopo l’approvazione delle nuove norme (che di fatto bloccano la costruzione di nuove centrali), decise sull’onda del disastro di Fukushima, in Giappone, l’esecutivo riteneva che il referendum fosse inutile, in quanto già superato dalla nuova legge.
Con l’emendamento (contenuti appunto nel decreto Omnibus votato il 25 maggio scorso), “vengono abrogate esattamente le norme che sono oggetto del quesito referendario” aveva spiegato in aula al Senato il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani.
Non è vero, sostenevano i promotori del referendum, perchè il decreto sospende ma non annulla la costruzione di nuove centrali, prevedendo dunque una notevole discrezionalità anche perche’ rimanda la decisione a future valutazioni sulla sicurezza (art. 5 comma 1).
La Cassazione, che oggi ha sentito per un’ora entrambe le parti, ha alla fine deciso, a maggioranza, di confermare il referendum.
Dunque il 12 e 13 giugno si voterà sul nucleare: è la seconda volta in Italia, dove 24 anni fa un altro referendum aboli’ le centrali nel paese, anche sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl, mentre negli anni scorsi, fra il 2008 e il 2009 nuove leggi introdussero nuovamente il nucelare. Nella stessa data si voterà anche sugli altri referendum previsti, i due sull’acqua e quello sul legittimo impedimento.
Ora però si apre una questione tecnica, perchè come detto non si vota più sul vecchio teste di legge, in base al quale era state predisposte le schede elettorali, ma sul nuovo. Risultato, bisogna modificare il quesito.
Che, secondo quanto comunicato, sarà il seguente: “Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?”. Il referendum è intitolato “Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare“.
Esiste, a questo punto, un problema del tutto inedito: gli italiani all’estero stanno già votando, e anzi in molti casi hanno già votato. Hanno infatti ricevuto le schede, (che come sempre devono arrivare almeno 18 prima della consultazione elettorale), e devono riconsegnarle alle rispettive ambasciate entro il 9 giugno (molti le hanno già spedite).
Insomma, da questo punto di vista un pasticcio, che apre sicuramente un caso che verrà dibattuto in punta di diritto.
Quanto alle reazioni politiche, soddisfazione dei comitati referendari. Si esprimono favorevolmente tutti i leader d’opposizione e le associazioni ambiantaliste, mentre arrivano perplessità da esponenti del Pdl. Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, parla di “mostro giuridico e costituzionale”.
Intanto oggi arriva un’altra notizia sul nucleare, che riguarda il recente dramma giapponese. Nella relazione preliminare dell’Agenzia Internazionale dell’Agenzia Atomica, si legge che lo stato nipponico ha sottovalutato il rischio tsunami per diversi impianti nucleari, come Fukushima. L’Aiea però sottolinea la reazione “esemplare” del paese davanti all’emergenza. La relazione completa sarà presentata dal 20 al 24 giugno a Vienna.
Dopo il disastro giapponese il dibattito sul nucleare si è riaperto in tutto il mondo. Nei giorni scorsi la Germania ha deciso che chiuderà tutte le centrali entro il 2022.