Adesso c’è anche il via libera della Corte Costituzionale. Domenica prossima, 12 giugno, e lunedi’ 13 si voterà per il referendum sul nucleare. Dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, che l’altro giorno aveva dato l’ok alla consultazione riformulando il quesito in base alla nuova legge approvata dal Parlamento con il decreto Omnibus, oggi si è espressa la Consulta. Dunque, la strada verso il voto del prossimo fine settimana non ha piu’ nessun ostacolo.
«In data odierna – si legge nell’annuncio ufficiale – è stata depositata la sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum abrogativo avente ad oggetto i commi 1 e 8 dell’art. 5 del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34 convertito, con modificazioni, nella legge 26 maggio 2011, n. 75, nel testo riformulato dall’Ufficio Centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione, con ordinanza 1 giugno 2011».
La decisione, che era considerata altamente probabile, è stata presa all’unanimità dai 13 giudici riuniti per tre ore in camera di consiglio. Il 12-13 giugno dunque i cittadini saranno chiamati a decidere sulla riapertura delle centrali in Italia (peraltro già bloccata dal governo con la nuova norma che sarà oggetto del quesito, che pero’ di fatto prevede la possibilità di una futura valutazione in base alla sicurezza). Come è noto, nel prossimo fine settimana si vota anche su altri tre quesiti: due sull’acqua e uno sul legittimo impedimento.
Nel frattempo, notizie sull’atomo arrivano anche dall’estero. La Germania ha definitivamente deciso lo stop al nucleare, tutte le centrali si fermeranno entro il 2022. Il Governo ha approvato il progetto di legge, su cui la settimana scorsa era già stato raggiunto l’accordo fra i partiti che compongono la maggioranza. La norma dovrà ora passare al vaglio del Parlamento, l’approvazione è prevista entro l’estate.
In Germania ci sono 17 centrali ancora funzionanti. Di queste, otto verranno chiuse in tempi brevissimi (secondo una decisione che in realtà era già stata presa), mentre le restanti nove si fermeranno gradualmente fra il 2015 e il 2022. Il piano dell’esecutivo guidato da Angela Merkel, deciso sull’onda del disastro di Fukushima, definito “pioneristico” dal ministro dell’Ambiente tedesco Norbert Roettgen, prevede anche di aumentare la produzione di energie rinnovabili.
Per dare un’idea delle proporzioni del cambiamento in atto, l’anno scorso gli impianti nucleari hanno prodotto il 23% dell’energia tedesca. Il progetto cancella i tagli agli incentivi per il fotovoltaico, e in generale prevede di aumentare fino al 35% (in pratica, un raddoppio rispetto alla situazione attuale) la produzione di rinnovabili entro il 2020.
Infine, il Giappone: Il governo di Tokyo ha detto che istituirà un’Autorità indipendente per il nucleare, ha inviato un rapporto all’Aiea (agenzia internazionale per l’energia atomica) spiegando che rivedrà gli standard di sicurezza e ha di fatto ammesso di aver sottovalutato il rischio tsunami. Tutto questo, in vista della conferenza sulla sicurezza nucleare organizzata dalla stessa Aiea per il prossimo 24 giugno a Vienna, e dopo che ieri la Nisa (agenzia nippinica per la sicurezza nucleare) ha piu’ che raddoppiato le stime sulla quantità di radiazioni disperse nell’aria a Fukushima: 770mila terabecquerels e non, come precedentemente comunicato, 370mila. Non solo: la Nisa aha anche ammesso che dopo l’incidente è stata sottostimata la situazione dei retatori 1,2 e 3: contrariamente a quanto comunicato dalla Tepco, che gestisce gli impainti, ci sono state fusioni totali in tutti e tre i reattori (la Tepco aveva ammesso solo quella al numero 1, le altre due erano state considerate parziali).