Crisi del debito, nuovi declassamenti

di Barbara Weisz

14 Luglio 2011 15:30

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Fitch abbassa il rating greco e Moody's mette sotto osservazione quello americano. La Bce: servono azioni decise. Asta Btp, rendimenti record.

Mentre l’Italia si appresta a chiudere a gran velocità il capitolo manovra sulla scia delle turbolenze dei mercati dei giorni scorsi, la crisi del debito continua a far sentire tutto il suo peso. In Europa, e anche negli Stati Uniti. Perchè fra ieri e oggi sono arrivati una serie di report dalle agenzie di rating che sono tornate a rialimentare i timori del mercato. Nel frattempo, la Bce nel suo bollettino mensile avverte che la situazione richiede «un’azione decisa». Un monito che si aggiunge a quello lanciato ieri dal governatore della Banca d’Italia, nonchè prossimo presidente dell’istituto centrale di Francoforte, Mario Draghi, sulla necessità di riflettere sui «limiti dell’azione fin qui attuata in ambito europeo».

Sul mercato il rimbalzo dei giorni scorsi ha lasciato spazio a un andamento all’insegna di leggeri ribassi. A pesare, su Piazza Affari, l’andamento dell’odierna asta Btp che ha visto una buona domanda ma tassi molto alti. Il titolo a 15 anni è stato collocato al 5,90%, il massimo dal lancio dell’euro e anche il Btop a cinque anni, con il 4,93%, ha toccato un recordo, per la precisione dal giugno del 2008. Dopo l’asta è tornato a salire lo spread italo-tedesco, superando i 300 unti basi, ma il benchmark è poi tornato a scendere nel corso della giornata. La reazione sul listino milanese ha portato gli indici in territorio negativo, in linea con quanto stava avvenenendo nel resto d’Europa (in mattinata Piazza Affari era quasi l’unica in rialzo).

E sull’Europa tornano le ombre relative alla crisi greca, alimentate ancora una volta da un rating. Fitch ha abbassato a “CCC”  il giudizio sul debito ellenico, portandolo a quello che in gergo si chiama livello spazzatura.

Un declassamento pesante, rispetto al precedente B+, che porta il rating di Atene a soli tre gradini di distanza da DDD, che significa default. L’agenzia ha motivato la decisione con «l’assenza di un piano di aiuti per il paese». Il governo greco, che ha definito «incomprensibile» una tale scelta in un momento che vede in realtà il calendario del piano Ue-Fmi del tutto chiaro, mentre anche la Commissione di Bruxelles si definisce «rammaricata» e parla di una mossa che «difficilmente si può comprendere».

Al di là del declassamento di Fitch, è la stessa Bce nel suo bollettino ad ammettere che nel Vecchio Continente le circostanze sono «molto difficili» e richiedono misure adeguate. Le tensioni dei mercati rischiano di propagarsi all’economia reale, e «sebbe la dinamica di fondo dell’espansione economica conitnui ad essere positiva nell’area euro, persiste un’elevata incertezza». Si attendono però cambiamenti positivi in virtù di un’atteso trend positivo per la ripresa nella seconda parte dell’anno.

Qui si possono inserire alcune considerazioni formulate ieri da Draghi nel corso del suo intervento all’assemblea annuale dell’Abi. L’Europa, ha spiegato il futuro presidente della Bce, ha reagito alla crisi finanziaria con una politica monetaria tempestiva e adeguati strumenti di governance, ma la crisi attuale costituisce «un’occasione per riflettere sui limiti dell’azione fin qui attuata» nella consapevolezza che «una nuova fase si è aperta». Bisogna «riconoscere che nella gestione delle crisi finanziarie si è proceduto non di rado con interventi parziali e temporanei, accrescendo le incertezze sui mercati finanziari». E allora occorre «dare certezza al processo con cui si gestiscono le crisi sovrane: definire con chiarezza gli obiettivi politici, il disegno degli strumenti, l’ammontare delle risorse», un «passo necessario» per «assicurare la stabilità dell’area e della sua moneta».

Se l’Europa piange, l’America certo non ride. Moody’s ha messo sotto osservazione il debito degli Stati Uniti. Gli Usa rischiano di perdere la tripla A (il giudizio massimo) che mantiene dal 1917, e che è stata messa sotto osservazione un’unica volta, nel 1995. L’agenzia teme che «il limite del debito prescritto dalla legge non verrà aumentato su base tempestiva». Il sottosegretario al Tesoro Jeffrey Goldstein ha auspicato che «il Congresso si muova rapidamente per evitare il default».