Già prima del “tabloid gate”, lo scandalo delle intercettazioni che ha investito NewsCorp, Rupert Murdoch stava pensando di lasciare le redini del gruppo. Il tycoon si terrebbe la poltrona di presidente esecutivo, lasciando l’incarico di Ceo all’attuale Cfo, Chase Carey. La rivelazione è firmata dal Wall Street Journal, che cita fonti vicine alla situazione.
Ed esce nel giorno delle audizioni davanti al parlamento britannico dello stesso Rupert Murdoch e del figlio James. «Questo è il momento più umiliante della mia vita» ha detto Murdoch davanti alla commissione d’inchiesta, per aggiungere: «abbiamo rovinato il rapporto di fiducia con i nostri lettori». Murdoch ha poi respinto tutte le accuse, dichiarando di non aver mai saputo di comportamenti scorretti o illegali dei propri dipendenti. Ha anche dichiarato di aver «provato vergogna» davanti alle accuse sulle intercettazioni, che nelle scorse settimane hanno portato alla chiusura di News of the World, un tabloid con 168 anni di storia.
Il figlio James ha a sua volta riproprosto le scuse a tutte le vittime delle intercettazioni, spiegando anche di aver avviato alcui risarcimenti. Anche lui si dichiara completamente estraneo, spiega che il gruppo ha fornito «informazioni e prove alla polizia per riaprire il caso» e ha anche difeso Rebekah Brooks (la ex Ceo di News International, che nei giorni scorsi, dopo aver dato le dimissioni, è stata arrestata e poi rilasciata su cauzione), dicendo di non avere prove che la top manager o altri fossero a conoscenza delle intercettazioni.
Oggi davanti alla commissione della Camera dei Comuni si sono presentati anche la stessa Brooks, il capo dimissionario di Scotland Yard, sir Paul Stephenson, e il suo vice, John Yates.
E domani sarà lo stesso premier britannico, David Cameron, a riferire ai deputati dello stato delle indagini. Perchè lo scandalo delle intercettazioni coinvolge anche Downing Street, visto che uno degli uomini al centro della vicenda è l’ex portavoce del primo ministro, nonchè ex direttore di News of the world, Andy Coulson, che è stato arrestato l’8 luglio.
Sulla vicenda ieri anche l’ombra, tragica, della morte di Sean Hoare, ex giornalista di News of the World che era stato il primo (l’anno scorso) ad accusare il suo ex direttore, Coulson. E’ stato trovato morto nella sua abitazione, la polizia ha subito escluso che si tratti di una morte sospetta, il decesso potrebbe essere stato provocato da un malore (Hoare aveva problemi con alcol e droga) e non si esclude l’ipotesi del suicicio. Oggi è prevista l’autopsia.
Intanto nel corso dell’audizione di oggi, sir Stephenson (che si è dimesso domenica da capo della polizia britannica) ha rivelato che 10 dei 45 addetti stampa di Scotland Yard hanno lavorato in passato per News International, ma ha negato che questo comporti rapporti scorretti con l’impero dei media. L’ex alto ufficiale della polizia inglese ha ammesso che, a posteriori, fu un errore aver assunto Neil Wallis (che era stato il vice di Coulson a News of the world e che ha organizzato il soggiorno gratuito di Stephenson al centro benessere di Champneys che ne ha provocato le dimissioni).
Ma ha anche specificato che l’assunzione di Wallis da parte della polizia e quella di Coulson da parte di Cameron «sono completamente differenti» (nei giorni scorsi invece le sue dichiarazioni sull’assunzione del portavoce del premier erano suonate come un’implicita accusa). Sempre in Parlamento, il suo vice, John Yates, che si è dimesso ieri dalla polizia, ha a sua volta ammesso che fu sbagliato chiudere l’inchiesta sulle intercettazioni.