Continuano le polemiche e i dibattiti sulle nuove e più ferree regole relative agli stage e al praticantato professionale contenute nella discussa “Manovra di Ferragosto”, elaborata e recentemente approvata dal Governo per contrastare la crisi.
L’articolo 11 del decreto legge 138/2011 prevede infatti nuovi ordinamenti in materia, sotto il titolo “Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini“. Obiettivo delle nuove disposizioni sono i “tirocini formativi e di orientamento non curriculari”, ossia quelli non collegati a istituti professionali quali i master universitari o a programmi che prevedano un avvicendamento di studio e lavoro, che saranno d’ora in poi regolamentati da norme più severe onde evitare un loro uso improprio da parte delle aziende.
Questo tipo di tirocini d’ora in poi potranno infatti “essere promossi unicamente a favore di persone che si siano diplomate o laureate da non più di un anno“; altro paletto riguarda la durata del periodo di stage, che non potrà più essere rinnovato a discrezione del datore di lavoro ma non dovrà superare i sei mesi, proroghe comprese. Un’altra norma, di natura economica ma comunque apparentemente soggetta alle interpretazioni dei singoli, è relativa ai praticanti degli studi professionali, ai quali dovrà essere fornito “un equo compenso di natura indennitaria, commisurato al concreto apporto”.
L’articolo 11 rinvia infine alle leggi eventualmente vigenti a livello regionale, al decreto ministeriale 142/1998 e all’articolo 18 della Legge Treu. Suscita interrogativi l’approvazione da parte dello Stato di provvedimenti su un argomento che sarebbe di pertinenza delle Regioni, motivo per il quale la Regione Toscana ha già prospettato il ricorso alla Corte Costituzionale: delle preesistenti norme regionali dovrebbe, comunque, rimanere in vigore tutto ciò che non risulta essere incompatibile con le ultime disposizioni della Manovra di Ferragosto.
Le limitazioni introdotte con le nuove direttive -che comunque non si applicano ad alcune categorie fra cui i disabili, gli invalidi, i condannati ammessi a misure alternative di detenzione, gli alcolisti e tossicodipendenti- preoccupano non solo il management delle aziende (che vedrà così restringersi drasticamente la rosa di candidati ai propri stage), ma anche i responsabili delle scuole di formazione, che potrebbero risentire di un brusco calo degli iscritti (secondo le stime, il 70% di queste potrebbe chiudere l’attività).
La possibilità di creare un danno, oltre che “a molti giovani”, anche alle scuole di formazione manageriale è stata paventata -fra gli altri- dal presidente di ASFOR, Associazione italiana per la Formazione manageriale. Vladimir Nanut ha infatti inviato nei giorni scorsi una lettera al Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi spiegando che, a suo modo di vedere, “la confusione interpretativa” sulle nuove norme “rischia di bloccare l’attività di molte scuole di formazione manageriale, con la messa a rischio di molti posti di lavoro ad alta specializzazione”.