Lavorare stanca? O lavorare nobilita l’uomo? In base a una ricerca – i cui risultati sono stati diffusi dall’Osservatorio nazionale salute donna (O.N.Da) e dal dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano – sicuramente non nobilita le donne, visto che hanno una incidenza doppia rispetto al sesso forte di soffrire di disagi psichici e disturbi dell’umore proprio collegati all’attività d’ufficio. Insomma: stress da lavoro.
In totale sono comunque 9 milioni gli italiani che dal lavoro ricevono, oltre a una remunerazione più o meno giusta, anche una forte dose di stress.
In base alla ricerca, comunque, il 45% delle donne soffre di ansia, il 41% di forte irritabilità associata a eccessiva tendenza al pianto e il 39% di insonnia. Da non sottovalutare anche le sindromi depressive, che sono in agguato presso il 20% delle lavoratrici.
Le cause? Le forti pressioni lavorative, le barriere che rendono la carriera della donna più difficoltosa e impegnativa, le remunerazioni non in linea con le medesime posizioni ricoperte dai colleghi, la competitività, i rapporti interpersonali e il difficile clima aziendale, cui si sommano le responsabilità legate alla vita personale.
Peggio ancora va alle donne giovani – complici le alterazioni ormonali nelle diverse fasi del mese – e quelle che lavorano a contatto con il pubblico. Ancora poche le azioni di tutela contro i fattori di stress all’interno delle aziende, nonostante il monito del governo a prendersi cura della salute psichica delle proprie dipendenti.
Gli uomini, per contro, tendono invece a essere colpiti dalla depressione.
Naturalmente tutto ciò non è solo un fenomeno italiano, visto che lo stress correlato al lavoro affligge tutta la popolazione europea con una tendenza all’aggravamento: le stime pubblicate sulla rivista European Neuropsychopharmacology attestano infatti che i disturbi psichici dal 2005, hanno registrato una progressione di più del 10% assestandosi nel 2010 su valori oltre il 38%, con una suddivisione tenuto conto del numero di persone e dei gruppi di età, in disturbi d’ansia (69,1 milioni), depressione unipolare (30,3 milioni), insonnia (29,1 milioni) e consumo di alcool (14,6 milioni). Condizioni, tutte, che hanno importanti ripercussioni non solo sullo stato dell’umore ed emotivo, ma anche sul piano professionale con il maggior numero di giorni lavorativi persi, specie per la donna. I costi? La stima è che si avvicini all’1% del Pil.
Per questo motivo, O.N.Da si propone alle aziende sensibili a questo tema mettendo a disposizione, grazie a un accordo con il Fatebenefratelli di Milano, un team di psicologhe in grado di rispondere alle richieste anche personalizzate delle aziende per la gestione dello stress lavoro correlato.