E’ Ignazio Visco, al momento vicedirettore della Banca d’Italia, il successore designato di Mario Draghi sulla poltrona più alta di Via Nazionale. La vicenda, lunga e complicata, della nomina del nuovo Governatore di Bankitalia si è sbloccata nella serata di ieri con la proposta ufficiale del premier, Silvio Berlusconi, a Paolo Blasi, componente anziano del Consiglio superiore dell’istituto centrale.
Una scelta che rappresenta una sorpresa, come la descrivono un po’ tutti, comprese le principali testate finanziarie internazionali come il Financial Times e il Wall Street Journal. Ma una sorpresa positiva, che incontra un’approvazione bipartisan dei rappresentanti della politica, delle parti sociali, degli ambienti interni della Banca d’Italia, e che si concilia perfettamente con quelle esigenze di continuità sottolineate nei giorni scorsi, fra gli altri, dal Quirinale.
La nomina è arrivata in extremis (lunedì si riunisce il Consiglio superiore della Banca d’Italia che dovrà approvarla), al termine di una girandola di candidature che hanno visto avvicendarsi i nomi di Fabrizio Saccomanni, direttore generale dell’istituto centrale, Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro (che era gradito al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e alla Lega), Lorenzo Bini Smaghi (membro del board della Bce intorno al quale si concentra l’attenzione internazionale, perchè con l’insediamento di Draghi alla presidenza della Bce al posto di Jean Claude Trichet, il primo novembre, saranno due i rappresentanti italiani in cda, mentre non c’è nessun francese). Negli ultimi giorni era spuntato anche un quarto nome, quello di Anna Maria Tarantola, vicedirettoe generale della Banca d’Italia.
Alla fine, l’ha spuntata Ignazio Visco, con una scelta interna di alto profilo che sembra accontentare un pò tutti.
Napoletano, 62enne, sposato con tre figlie, si è laureato in Economia e Commercio alla “Sapienza” di Roma con il massimo dei voti con una tesi su “Verifica della tesi dell’incorporamento dell’aumento dei prezzi nel tasso d’interesse” discussa con Federisco Caffè, economista illustre nonchè sostenitore delle dottrine keynesiane (anche Draghi si è laureato con lui). E’ specializzato alla University of Pennsylvania (Master of Arts nel 1974 e Ph. D in Economics nel 1981), è il più giovane fra i membri del direttorio di Bankitalia. E’ vicedirettore generale dal 9 gennaio 2007. Approda ora alla poltrona più alta dopo una carriera tutta all’interno di Palazzo Koch, dove è stato assunto nel 1972, un anno dopo la laurea.
In Banca d’Italia ha iniziato al Servizio Studi, di cui è diventato capo nel 1990. Ha rappresentato l’istituto ricoprendo incarichi in organismi nazionali (Istat, Cnel, Cnr, presidenza del Consiglio) e internazionali. Dal 1997 al 2002 è stato capo economista e direttore dle dipartimento economico dell’Ocse, ha rappresentato la Banca d’Italia al comitato dei supllenti del G-10 dal 2004 al 2006.
E’ autore di numerose pubblicazioni, è co-direttore della rivista Politica Economica, membro del Gruppo consultivo per il settore economia della casa editrice Il Mulino, del Comitato consultivo della Scuola Normale Superiore di Pisa, del Comitato scientifico della Scuola Superiore di Economia (SSE) di Venezia e presidente del Consiglio scientifico dell’International Center for Monetary and Banking Studies di Ginevra.
E’ stato Associate Editor della European Economic Review (1986-91) e membro dei Comitati scientifici della Fondazione Enrico Mattei (1994-2001), delle Lezioni Raffaele Mattioli (1996-2004) e di “Monitoring Italy” per l’ISAE (2002-03).
Ha anche un’esperienza di insegnamento universitario alla Sapienza di Roma in econometria (1983-85) e politica economica (1989).
Fra le onoreficenze ricevute, quella di Grande Ufficiale al merito della Repubblica italiana (2007). Fa parte della Società Italiana degli Economisti, della Società Italiana di Statistica, dell’American Economic Association.