Il terzo settore italiano regge nonostante la crisi e conferma di avere un ruolo ben consolidato nell’ambito del tessuto produttivo italiano. Un’azienda no profit viene gestita ormai con l’aiuto di manager specializzati nel settore e lo stesso segmento può rappresentare, a detta degli osservatori, una risorsa preziosa per il futuro in termini di crescita e sviluppo delle nazioni.
I principali dati economici di questo settore sono stati resi noti nell’ambito dell’XI edizione delle Giornate di Bertinoro per l’economia civile, promossa dall’Aiccon – l’Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit. Delle oltre 13mila imprese sociali operanti nel Paese – che forniscono lavoro a circa 400mila dipendenti, ovvero il 3,3% del totale della manodopera dell’economia privata extra-agricola – ben 11.808 appartengono alla categoria delle cooperative sociali. Negli ultimi 6 anni il numero delle cooperative sociali attive in Italia si è incrementato del 57,7% anche se dal 2008, anno di inizio della crisi economica, si è registrato un forte freno a questo avviato percorso di incremento.
La stessa crisi ha comportato un decremento delle performance in termini economici e di innovazione. Nello scorso anno solo il 33% delle imprese sociali attive ha dichiarato un aumento annuale del fatturato mentre sono state circa la metà, rispetto al 2009, quelle che hanno realizzato innovazioni di prodotto o di servizio (in media il 12%). Nonostante la crisi, però, il saldo occupazionale delle assunzioni di personale non stagionale previsto per il 2011 è positivo (40.870 entrate e 38.260 uscite per un totale di +2.610 unità) con un tasso di crescita dello 0,7% seppur minore rispetto al +1% del 2010.
Il settore occupazionale che fa registrare un maggior incremento è quello sanitario, dell’assistenza sociale e dei servizi sanitari privati. Complessivamente questo settore raccoglie il 69,4% del totale dei dipendenti operanti nelle imprese sociali. Inoltre, le assunzioni di personale non stagionale sono rivolte con percentuali significative alle donne, agli immigrati e ai giovani. Le assunzioni di donne previste nel 2011 rappresentano il 29,5% del totale, dato superiore alla media nazionale (18%), mentre quelle previste per gli immigrati rappresentano il 23,3% del totale (media nazionale del 13,9%). Infine, le assunzioni di giovani con età fino a 29 anni rappresentano il 19,2% del totale.
“L’impresa sociale – ha affermato il Segretario Generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi – può dare un contributo strategico di grande rilievo per riorientare la crescita verso un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile ed equo, che metta al centro il lavoro e la persona umana. Unioncamere guarda da tempo alla realtà dell’impresa sociale come ad un asset fondamentale per costruire questo modello e sta lavorando al fianco delle Camere di commercio per animare gli osservatori sull’economia civile costituiti in questi anni sui territori”.