Un’ennesima giornata convulsa, sui mercati e negli uffici dei primi ministri europei. La crisi del debito europea continua a essere al centro delle preoccupazioni economiche del pianeta. Nella notte il governo greco ha approvato la proposta di indire un referendum sul piano di salvataggio, proposta che era già stata annunciata nella serata di lunedì e che ieri ha fatto crollare le borse dell’intero pianeta, in una delle peggiori giornate di sempre.
Oggi i mercati hanno riaperto tentando un rimbalzo che ha retto poche ore, e la giornata sta proseguendo in altalena. In questo clima, si riunisce il G20 a Cannes, in Francia: l’inizio ufficiale dei lavori è fissato per domani, ma oggi sono previste riunioni d’emergenza.
A testimoniare l’eccezionalità della situazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, un intervento del Papa. Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale nell’Aula Paolo VI, ha rivolto un appello ai leader del G20: «Auspico che l’incontro aiuti a superare le difficoltà che, a livello mondiale, ostacolano la promozione diuno sviluppo autenticamente umano e integrale». E il Pontefice non è l’unica autorità religiosa ad aver sentito il bisogno di esprimersi sulla crisi del debito. Il Financial Times ospita le parole dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che si schiera a favore della Tobin Tax (la tassa sulle transazioni finanziarie), e suggerisce una «netta separazione» fra le normali attività di banca e quelle speculative.
In Francia, a Cannes, intanto, di fatto il G20 inizia oggi, con un vertice fra il presidente francese Nicholas Sarkozy, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro greco George Papandreou. In Europa è altissima la preoccupazione per un referendum, quello annunciato dalla Grecia sul piano anti-crisi, che rischia di destabilizzare l’euro. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert avverte che «la situazione è molto seria» e «il tempo fino al referendum non può essere tempo perso». Parigi e Berlino insistono sulla necessità di applicare il piano di salvataggio, che deve essere una certezza.
Nella nottata di oggi il premier greco Papandreu ha ottenuto il sostegno del governo al referendum. Non ci sono indicazioni chiarisime sulla tempistica di questa consultazione, che secondo le dichiarazioni del ministro dell’Interno di Atene, Haris Kastanidis, potrebbe avvenire «entro dicembre».
Il problema è che il referendum comporta settimane di incertezza su un piano di salvataggio, quello di Atene, centrale per la soluzione della crisi del debito. E l’incertezza, si sa, è il peggior nemico dei mercati.
Papandreu ha diffuso un comunicato che sottolinea che il referendum rappresenterà una «chiaro messaggio» sul «cammino europeo» della Grecia e sulla sua «partecipazione all’euro».
Molto dipenderà da come verrà formulato il referendum: in Grecia c’è un’opinione pubblica molto critica nei confronti di un piano che di fatto comporta nuovi sacrifici economici, ma c’è invece favore nei confronti dell’adesione all’euro.
In realtà il referendum non riguarda la permanenza della Grecia dell’Euro, ma appunto il piano di aiuti. Una bocciatura di quest’ultimo, comunque, al di là degli effetti pratici, avrebbe notevoli ripercussioni politiche in Grecia e in tutta Europa.
Nelle prossime ore Papandreu su questa materia fornirà con ogni probabilità spiegazioni ai ledaer europei, alla vigilia di un G20 che si preannuncia molto delicato.