Lavoro: per i giovani è difficile trovarlo. Per gli adulti, reinserirsi

di Andrea Barbieri Carones

15 Novembre 2011 11:00

logo PMI+ logo PMI+
Un rapporto di Bankitalia sul mondo del lavoro in Italia mostra che negli ultimi anni è stata sì creata occupazione, ma per i giovani si è persa.

La crisi economica internazionale degli ultimi anni ha lasciato i segni anche nel mercato del lavoro, che nel nostro Paese vive momenti molto difficili. Il rapporto di Bankitalia “L’economia delle regioni italiane”, tuttavia, non mostra soltanto dati negativi, anche se resta problematico sia il primo ingresso in questo mondo (per i giovani) sia il reinserimento in un’attività per chi ha già esperienza e ha più di 35 anni di età.

Ma andiamo con ordine: se fra il 2005 e il 2008 gli occupati in Italia sono aumentati dell1,1% in media ogni anno, se si va a considerare i giovani con meno di 34 anni si vede che la percentuale è addirittura scesa: -1,9%. Per quest’ultima categoria, poi, le cose sono andate peggiorando con il passare degli anni visto che nel biennio 2008-2010 c’è stata una perdita di numerose opportunità al punto che gli occupati in questa fascia di età sono scesi di un altro 6,8% e 5,6%, mentre per gli adulti la crescita è rimasta costante con un +1,1%.

Quasi drammatica la probabilità di trovare un’occupazione entro un anno sia per chi ha appena terminato gli studi sia per chi si deve reinserire nel mondo del lavoro dopo averlo perso: in media solo il 26,7% ci riesce nei 12 mesi successivi alla prima ricerca. Notevoli le differenze sia in base alla regione sia in base alla macroarea di residenza, con maggiore facilità del nordest (37,2%) e nel nordovest (33%) del Paese, con percentuale che scende man mano che si scende lungo la Penisola: 25,9% nel centro Italia e 21,3% nel sud. Tuttavia, prima del’inizio della crisi internazionale, nel 2008, tali differenze regionali risultavano più marcate.

Difficili anche le condizioni di chi deve reimmettersi nel mondo del lavoro: in questo caso, è più facile farlo se si è giovani e più difficile se si è over 34.

C’è poi un altro aspetto: per effetto della crisi il numero di giovani che non sono occupati, né impegnati in corsi di studio o formazione è aumentato; i giovani appartenenti a questa categoria sono spesso indicati con l’acronimo universalmente riconosciuto come Neet – Not in Education, Employment or Training.

Nel periodo 2005-08 i Neet tra 15 e 29 anni erano poco meno di 2 milioni, pari al 20& della popolazione nella stessa fascia d’età; nel 2010 erano 2,2 milioni, circa il 23,4%. L’aumento è stato più marcato nel Nord e al Centro, meno pronunciato nel Mezzogiorno, dove tuttavia l’incidenza di giovani Neet era prossima al 30% già prima della crisi. L’incidenza dei Neet tra le donne supera il 26%, contro il 20 degli uomini. La crisi ha in parte ridotto questo divario, soprattutto nel Mezzogiorno.