Ufficialmente si chiamano “stability bond”, ma di fatto si tratta dei famosi Eurobond, ovvero le obbligazioni europee. Sembra che l’Europa voglia imprimere un’accelerazione sulla strada dell’emissione dei titoli “comuni” dei paesi dell’Euro. Dei quali si parlerà dopodomani, mercoledì 23 novembre, quando la Commissione Europea valuterà il «piano per gli stability bond» messo a punto dal presidente, Josè Manuel Barroso.
Un piano che quindi ancora non si conosce, ma del quale circola una bozza fra gli organi di stampa. Sarebbero previste tre diverse opzioni: la completa sostituzione delle emissioni di titoli pubblici nazionali con quelli europei; una sorta di sostituzione parziale, con emissioni di eurobond garantiti in comune ma anche il mantenimento dei titoli nazionali; infine, la terza ipotesi prevede anch’essa una sostituzione parziale e senza garanzie congiunte: ogni stato ha la responsabilità di una sua quota di emissione.
Come si vede, tre ipotesi molto diverse fra loro, la prima è senza dubbio la più aggressiva (ma anche quella che richiede tempi più lunghi, e anche una revisione dei trattati), la terza è invece la più prudente.
Non è un caso che il ventaglio di ipotesi sia così variegato, visto che in Europa le posizioni sugli Eurobond sono molto diverse. L’Italia è fra i sostenitori delle emissioni europee, mentre ad esempio la Germania non ha mai particolarmente caldeggiato questa soluzione, in nome della preoccupazione sul debito dei paesi più deboli. Proprio il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel ha commentato le indiscrezioni sul piano Barroso sottolineando che l’emissione di Eurobond non rappresenta un «rimedio miracoloso» per la crisi del debito.
Da quel che emerge, la proposta Barroso prevede anche la creazione di un’agenzia europea per la gestione del debito sovrano.
Sembra poi che, tenendo conto dei pro e dei contro delle tre possibili soluzioni di Eurobond sopra descritte, la commissione sia orientata a privilegiare un mix, con la realizzazione di un progetto basato su una roadmap a tappe.
L’idea di Bruxelles è che anche la sola prospettiva di emissione di obbligazioni europee contribuirebbe a rasserenare i mercati su cui le tensioni relative alla crisi del debito non accennano a diminuire.
Anche oggi, giornata pesante sulle Borse e tensioni sullo spread. A peggiorare il quadro, una nuova richiesta d’aiuti da parte di uno stato europeo: l’Ungheria (che però non fa parte dei partner dell’Euro) si è ufficialmente rivolta a Ue e Fmi.
E notizie poco rassicuranti arrivano anche dalla locomotiva d’Europa, ovvero la Germania: secondo il bollettino mensile della Bundesbank, la banca centrale tedesca, il pil del paese nel 2012 sarà fra lo 0,5% e l’1%. Si tratta di una stima più prudente rispetto all’1% previsto solo il mese scorso, e a determinarla è la prospettiva che la Germania nei prossimi mesi entri in un periodo di difficoltà anche a causa degli effetti della crisi del debito europeo.