Dopo oltre 40 anni di storia targata Fiat, è l’ultimo giorno di lavoro nello stabilimento di Termini Imerese. Da domani per i 1566 dipendenti della fabbrica siciliana inizia la cassa integrazione, dal 31 dicembre cessa ufficilmente la produzione nell’impianto dal quale nel corso degli anni sono uscite auto storiche di casa Fiat, dalla Panda alla Uno alla Ypsilon 10. In corso c’è una trattativa per la riconversione con il candidato Dr Motor della famiglia Di Risio, sempre nel comparto auto. Ieri c’è stato un incontro al ministero dello Sviluppo Economico, che però si è concluso con un nulla di fatto.
E’ stato fissato un nuovo appuntamento per mercoledì 30 novembre.
Per protestare contro il mancato accordo e mantenere i riflettori accesi sulla trattativa, la Fiom ha annunciato che da oggi davanti ai cancelli di Termini Imerese è organizzato un presidio permanente che proseguirà fino a mercoledì prossimo. La mobilitazione è stata decisa nel corso di un’assemblea che si è tenuta davanti ai cancelli della fabbrica. Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ritiene «importante che la Fiat si assuma fino in fondo le proprie responsabilità e favorisca la possibilità di una soluzione della vertenza».
Il nodo principale da sciogliere sembra essere quello della mobilità incentivata. Di Risio effettuerà gradualmente fino a 1312 assunzioni. Fiat è disponibile a concedere incentivi per la mobilità, ma il budget complessivo che l’azienda mette a disposizione è considerato insufficiente dai sindacati. Il ministero ieri dopo la riunione ha precisato che l’incentivazione sarà possibile solo «per i lavoratori che matureranno il diritto al pensionamento nel corso di vigenza degli ammortizzatori sociali». Entro il 30 movembre, precisa il ministero, da una parte Fiat «continuerà ad approfondire le voci che compongono il costo complessivo della collocazione in mobilità» e dall’altra «i sindacati si impegneranno ad individuare il numero dei lavoratori potenzialmente interessati all’incentivo». Le istituzioni «verificheranno ogni possibile sostegno alla positiva conclusione della vertenza».
Si parla di un eventuale contributo della Regione Sicilia, mentre sul fronte del governo viene espressa disponibilità a una mediazione che porti a un accordo. «Pur nell’autonomia delle parti, il governo è pronto a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, alla composizione della vicenda» ha dichiarato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aggiungendo che «il governo segue con molta attenzione» tutto il caso Fiat.
Al Lingotto c’è un’altra vertenza aperta, che riguarda tutti gli stabilimenti e tutti i dipendenti del gruppo: quella del nuovo contratto. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Sergio Marchionne ha comunicato la decisione dell’azienda di recedere dal contratto dei metalmeccanici a partire dal prossimo primo gennaio.
Adesso, è arrivata la seconda mossa, quella di convocare i sindacati per arrivare a un’eventuale intesa su un nuovo contratto (come da richiesta degli stessi sindacati).
L’appuntamento è fissato per martedì prossimo, 29 novembre, all’Unione Industriali di Torino. Fra le sigle “invitate” al tavolo, anche la Fiom, che non ha controfirmato il contratto di Pomigliano poi esteso a Mirafiori e Grugliasco, e che è destinato ad essere il riferimento di base per la trattativa che si apre.
La riunione di martedì è fissata alle 10,30 di mattina. Partecipano le tre sigle metalmeccaniche confederali (Fiom-Cgil, Fim-Cils e Uilm), Ugl, Fismic e Associazione Quadri.
Intanto sono iniziati gli scioperi indetti dalla Fiom contro la decisione dell’azienda di uscire dal contratto dei metalmeccanici: due ore in tutti gli stabilimento per fare assemblee in vita del comitato centrale del sindacato, che si riunirà anch’esso il 29 novembre, e che potrebbe decidere lo sciopero generale. La prima azienda che ha fatto le due ore di sciopero è stata la Cnh di San Mauro Torinese. Domani, 25 novembre, sarà la volta dell’Iveco Fpt Industrial e di tutte le aziende collegate.