L’usura strozza l’impresa italiana

di Carlo Lavalle

1 Dicembre 2011 09:30

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Allarme di Sos Impresa-Confesercenti per lo sviluppo incontrollato e multiforme del prestito usuraio in Italia. Che danneggia le imprese.

Migliaia di aziende – almeno 190.000 negli ultimi tre anni – strangolate da debiti e usurai hanno chiuso per dichiarare fallimento. Una realtà preoccupante quella descritta dal rapporto che è stato presentato a Roma dall’associazione Sos Impresa, promossa da Confesercenti, in occasione dell’iniziativa nazionale No Usura Day.

Purtroppo il fenomeno usuraio, in larga misura sommerso e difficilmente controllabile, dilaga anche grazie alla crisi. Ogni giorno l’usura costringe 50 aziende a chiudere con effetti devastanti sull’occupazione (130.000 posti di lavoro in meno solo nel 2010).

I settori più a rischio sono l’artigianato e il commercio. Si calcola in 200.000 il numero dei commercianti implicati in rapporti usurai ma siccome ci si indebita con più strozzini le posizioni debitorie sono stimate intorno alle 600.000 unità con interessi annui che schizzano in alto fino ad arrivare a percentuali stratosferiche del 240%.

Il profilo dell’usurato? Nella maggior parte dei casi è un uomo cinquantenne, da anni dedito alla sua attività, che non riuscendo a far fronte alle difficoltà e limitato nella possibilità di riconvertirsi sul mercato del lavoro, cade vittima della rete tentacolare del prestito usurario. In base alle ricerche effettuate le categorie più coinvolte sono gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai, mobilieri, alimentaristi e fruttivendoli. Anche nel campo dell’edilizia l’usura ha una sua notevole penetrazione.

Venti di miliardi di euro è la cifra che all’incirca passa ogni anno dalle tasche dei commercianti in quelle degli usurai che davanti alla loro clientela si presentano ormai con una faccia “rispettabile e pulita”.

Lo sviluppo del mercato usuraio ha, infatti, cambiato il volto del credito clandestino e illegale con l’emergere di nuove figure meno legate alla marginalità sociale. Il prestito al nero è diventato un affare che unisce persone e ambienti a volte insospettabili.

Società di servizi finanziari, professionisti e bancari infedeli sono i nuovi soggetti dell’illegalità usuraia sempre più efficiente e micidiale. A sud come al nord il pericolo si estende. Nel giro di un decennio gli usurai sono quasi raddoppiati passando da 25.000 a 40.000. Un’altra novità inquietante è costituita dalla crescente presenza della criminalità mafiosa con l’acquisizione di quote più ampie del mercato dell’usura a vantaggio di cosche e clan.

Il guaio è, sottolinea Confesercenti, che a fronte di questa evoluzione ed allargamento su scala nazionale le istituzioni pubbliche e la società civile non dimostrano altrettanta capacità di reagire e contrattaccare. Poche sono le denunce e malgrado l’azione investigativa e repressiva delle forze dell’ordine il “reato d’usura risulta di fatto depenalizzato” giungendo difficilmente ad una condanna definitiva dei colpevoli.