I manager italiani sono sempre più in viaggio e meno in ufficio. E quando sono in trasferta di lavoro portano con sé le abitudini di casa, soprattutto per quanto riguarda l’albergo che li ospita. A dirlo è una ricerca effettuata dall’Osservatorio Nestlè Professional, che ha intervistato 500 uomini e donne d’affari di età compresa fra i 25 e i 55 anni, per capire le abitudini, le manie e le esigenze di chi soggiorna in hotel per motivi di lavoro e ha spesso la valigia in mano, come George Clooney nel film “Tra le nuvole”.
La prima cosa che emerge è che il 60% degli intervistati trova che il letto della propria camera di albergo sia scomodo, mentre altri sono molto interessati all’isolamento acustico del locale al punto che, nella metà dei casi, non li soddisfa.
Probabilmente questo accade prevalentemente in strutture affacciate direttamente su una strada a intenso traffico. In ogni caso, il manager ispeziona prima la propria stanza, nella speranza che tutto vada bene: in questo caso sono il 32,6% coloro che si trasformano in improvvisati responsabili del controllo di qualità, visto che osservano da cima a fondo tutto ciò che li circonda appena preso possesso della camera. Quest’ultima, poi, non soddisfa il 37,9% di chi viaggia, che nota subito la poca cura.
Alla domanda su quale sia il momento più importante di un soggiorno lavorativo in un albergo, la risposta sembra quasi univoca: abbandonato il pensiero del letto, della finestra o dell’esposizione è la colazione che deve essere fatta con calma anche perché deve garantire la giusta forza per affrontare al meglio la giornata lavorativa: per il 25,3%, un viaggio business significa mangiare cose sfiziose mentre il 24,2% ritiene che possa dare l’energia giusta per chiudere buoni affari. Il 41,1% dei clienti d’affari, poi, vorrebbe poter avere una bacchetta magica e riproporre in casa propria la qualità e l’abbondanza della prima colazione in albergo: apprezzata è soprattutto la varietà dell’offerta (nel 34,7% dei casi) mentre il 26,3% gradisce la colazione in hotel perché propone prodotti che solitamente non mangia tra le mura domestiche.
Dove preferisce soggiornare il manager italiano? Il 49,5% di essi sceglie un hotel a 4 stelle, mentre il restante punta su un 3 stelle, solitamente per esigenze di bilancio dell’azienda che magari compensa il piccolo “sfavore” di 1 stella in meno dirottando i propri collaboratori in zone centrali della città (nel 25% dei casi) o vicini ai luoghi della trattativa o dell’incontro (50% delle volte). Del resto la posizione e il prezzo sono 2 argomenti per i quali sono tutti molto sensibili: 8 su 10, lo scelgono in base alla localizzazione, elemento ancor più importante della tariffa, fondamentale per il 76,8% di chi viaggia per lavoro. C’è poi un 53,7% che opta per una determinata struttura in base ai servizi offerti.
In molti casi, l’esperienza vissuta in una struttura ricettiva sarebbe gradita anche a casa propria: il 44,2% dei businessman, infatti, vorrebbe poter portarsi via il comfort derivante da un idromassaggio, mentre il 31,6% vorrebbe ricrearsi uno spazio domestico con la sauna testata in viaggio. C’è poi un 28,4% che vorrebbe il servizio in camera anche a casa. Ma, in questo caso, magari il coniuge non sarebbe d’accordo.