Rischio sistemico. Parole grosse, soprattutto se pronunciate, anzi messe nero su bianco, dalla prima agenzia di rating internazionale, S&P. Che sulla base di questa considerazione ha messo sotto osservazione, per un eventuale declassamento, il rating di ben 15 paesi di Eurolandia, comprese Germania, Francia e Italia. Questa nella notte fra ieri e oggi, 6 dicembre.
Nel pomeriggio di oggi il cerchio si è chiuso, per così dire, con una nuova azione di rating, rivolta addirittura nei confronti del fondo salva stati: anche qui, l’agenzia ha messo sotto osservazione al tripla A del fondo europeo, per un possibile downgrade.
I mercati hanno reagito negativamente in apertura, e hanno continuato all’insegna della debolezza. Tiene invece lo spread, che nei giorni scorsi aveva intrapreso una corsa a ridursi che oggi non è proseguita, ma senza che si invertisse la marcia.
In realtà, i mercati senz’altro preoccupati di un simile downgrade da parte di S&P, mantengono una certa prudenza anche in vista del vertice europeo di giovedì 7 e venerdì 8 dicembre, domani e dopodomani.
Andremo avanti nel percorso intrapreso, hanno commentato la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicholas Sarkozy, che ieri avevano annunciato di aver trovato un accordo sul futuro dell’euro e di Eurolandia, parlando di un nuovo trattato europeo a 27.
I riflettori presumibilmnete resteranno ora puntati sul vertice europeo nei prossimi giorni, ma nel frattempo c’è da rilevare, in tutta Europa, molteplici e autorevoli critiche nei confronti di Standard & Poor’s.
Il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker ha definito l’azione «scriteriata e iniqua». Il commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, si limita a rilevare «che la sua valutazione avviene tre giorni prima la riunione del Vertice europeo piuttosto che successivamente».
Il governatore della Banca di Francia Christian Noyer, definisce la metodologia di S&P «più politica e meno basata sui fondamentali economici», e aggiunge: «Le agenzie sono state uno dei motori della crisi del 2008. Stanno diventando un motore della crisi attuale? Questa è una domanda concreta che dobbiamo porci tutti».
Inutile ricordare per l’ennesima volta che le agenzie di rating la crisi seguita al fallimento di Lehman Brothers non l’avevano neanche lontanamente prevista, anzi il loro giudizio sull’istituto di credito che con il suo crack ha fatto tremare l’intera finanza ed economia mondiale era positivo.
Persino dal gotha della finanza arrivano critiche sull’azione di rating contro l’Europa. Il presidente dell’Asset Management di Goldman Sachs, Jim O’Neill, ritiene «ridicola» la scelta di diffondere l’annuncio prima di un summit che potrebbe essere fondamentale per le sorti della moneta unica.
Un commento particolarmente autorevole arriva anche dall’Italia: il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni ritiene che le analisi delle agenzie di rating siano «semplicistiche e superficiali», anche in considerazione del fatto che l’Europa, certamente in crisi, «sta facendo il meglio che si può fare nei limiti che il realismo politico comporta».