Tasse: Bosch paga 300 mln all’Agenzia delle Entrate

di Andrea Barbieri Carones

12 Gennaio 2012 13:00

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Una transazione da 300 milioni di euro chiude il contenzioso tra Bosch e Agenzia delle Entrate su un debito per tasse non pagate.

L’azienda tedesca Bosch GmbH e l’Agenzia delle Entrate italiana si sono accordate per una transazione, secondo la quale la prima pagherà alla seconda 300 milioni di euro. Motivo: presunte tasse non pagate dal 1997, per una somma che secondo il Fisco – tra tasse, interessi e sanzioni – avrebbe toccato quota 1,4 miliardi di euro.

Alla fine di una lunga trattativa tenuta segreta, la multinazionale che produce ed esporta in tutto il mondo componenti per auto ed elettrodomestici ha ceduto all'”accertamento per adesione” e si prepara a pagare una cifra elevata anche per un’azienda di questo calibro che è presente in 150 Paesi del mondo.

L’operazione che aveva portato all’accordo per 300 milioni era stata portata avanti, oltre che dai rappresentanti legali dell’azienda, anche dal Fisco e dalla procura di Milano che puntavano a recuperare una somma che avrebbe potuto rerendere pipiù morbida la manovra “salva Italia” del governo Monti. Tutto era stato effettuato in gran segreto prima di Natale e aveva avuto i suoi momenti cardine negli uffici della procura di Milano per un reato al limite fra il tributario e il penale: l’accordo fra le parti aiuterà le casse dello Stato, magari evitando un’altra “manovrina” a danno dei cittadini.

Quello che Bosch contestava era che il suo ufficio italiano, situato a Torino, era semplicemente una società di consulenza e che le tasse per i lavori erano già state pagate in Germania, dove si trova il quartier generale e dove l’aliquota è del 30%.

Ora la multinazionale tedesca ha comunicato di voler farsi rimborsare quanto versato al fisco d’oltralpe, visto che con quello italiano si è giunti a un compromesso, che solitamente permette al contribuente di evitare la lite tributaria e vedersi ridurre le sanzioni a un terzo del minimo previsto dalla legge. Tuttavia anche se l’accertamento per adesione non tolga la possibilità di una azione penale, il pagamento costituisce una attenuante che può dimezzare le sanzioni penali togliendo di mezzo l’applicazione delle sanzioni accessorie.

In passato, soluzioni simili erano state decise per alcune banche italiane.