Contro gli attacchi del crimine informatico sempre più arrembanti e incisivi le banche Usa sembrano voler cambiare strada. La crescente minaccia di furti e frodi sta costringendo gli istituti finanziari ad abbandonare la vecchia mentalità di risolvere le questioni solo internamente a favore di un approccio più aperto alla collaborazione.
Nel mese di gennaio, membri del settore sicurezza di alcune importanti società di Wall Street, tra cui Morgan Stanley e Goldman Sachs, hanno programmato incontri con ricercatori dell’Università di New York per discutere la creazione di un centro comune in grado di assicurare una migliore protezione alle loro aziende. Nel frattempo, Bank of America ha cominciato a riunirsi con esperti di altre grandi banche organizzando tavole rotonde informali nella quali si studiano strategie unitarie per fronteggiare il cybercrime. Nel più recente di questi meeting si è parlato di un tipo di spionaggio online che comporta un modello di minaccia persistente nel tempo noto come APT (advanced persistent threats).
Entrambe le iniziative hanno lo scopo di incrementare gli sforzi per porre fine ai continui furti di denaro o dati dei clienti che rappresentano una preoccupazione crescente per l’industria. Sony, CIA e Citigroup sono solo alcuni degli obiettivi che i cyber-ladri hanno preso di mira durante lo scorso anno.
Gli attacchi in rete sono fortemente aumentati nell’ultimo biennio e le istituzioni finanziarie non cesseranno di essere i bersagli preferiti, stando ad un nuovo rapporto presentato da PricewaterhouseCoopers LLP. Per Avivah Litan, analista di Gartner Research, è prevedibile che le società finanziarie saranno costrette ad aumentare la spesa per sistemi di rilevamento delle frodi e autenticazione del cliente fino alla cifra record di 1 miliardo di dollari nei prossimi due anni.
Tuttavia, non tutti i manager del sistema bancario condividono il nuovo indirizzo perché temono che così facendo si possano fornire informazioni utili ai loro rivali.