Banche, Unicredit cerca nuovi soci italiani

di Massimiliano Santoro

12 Gennaio 2012 10:30

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Il CEO di Unicredit, Federico Ghizzoni, cerca nuovi investitori azionari italiani, dopo le difficoltà che il titolo bancario ha avuto in Borsa.

Nel quartier generale di Unicredit banca, in piazza Cordusio a Milano, si stanno intensificando le attività di contatto e si sta sondando il terreno per eventuali ingressi di imprenditori privati italiani mentre sono in fermento le operazioni di sottoscrizione dell’aumento di capitale definito in 7,5 miliardi di euro. 

Proprio su questo tema dalle comunicazioni di internal dealing di Borsa Italiana si è appreso che l’ad Ghizzoni e la sua signora, Monica Cornacchia, hanno sottoscritto azioni per, rispettivamente, 34.000 e 1.000 azioni ordinarie per un controvalore di 66.062 euro e 1.943 euro.

Sul fronte soci sono arrivate ieri due prese di posizioni importanti: la Fondazione Manodori, che ha convocato d’urgenza i suoi organi, ha confermato “l’adesione parziale all’aumento di capitale dell’istituto di credito. La fondazione finanzierà la sottoscrizione in parte con la vendita parziale dei diritti di opzione di pertinenza ed in parte, in base alla delibera di ieri, attingendo alla liquidità che deriva dalla dismissione di assets della Fondazione. La quota della fondazione in UniCredit, attualmente pari a 0,79%, scenderà al di sotto dello 0,50%. L’operazione di adesione sarà perfezionata entro il 27 gennaio 2012”.

Il Consiglio di Indirizzo e il Cda della Fondazione Cassamarca, inoltre, “vista la difficile situazione del settore, hanno deliberato di aderire all’aumento di capitale di Unicredit aggiungendosi all’esigenza di solidarietà richiesta in questo momento”.

E sempre ieri, l’istituto di piazza Cordusio ha effettuato una precisazione sulla riduzione della partecipazione di BlackRock in Unicredit:”UniCredit S.p.A. – si legge nel comunicato – comunica che in data odierna BlackRock ha diffuso, su richiesta della CONSOB, un comunicato stampa con il quale ha reso noto, tra l’altro, che al 28 dicembre 2011 la stessa deteneva una partecipazione aggregata del 3,09% del capitale sociale ordinario di Unicredit S.p.A. e che pertanto la notificazione effettuata alla CONSOB, pubblicata il 2 gennaio 2012 sul sito internet dell’Autorità e indicante una riduzione della partecipazione all’1,71% del capitale sociale ordinario di UniCredit S.p.A., non avrebbe dovuto essere effettuata in quanto derivante da una operazione societaria e non da una riduzione della partecipazione detenuta a livello aggregato”.

Notizie non positive, invece, arrivano dall’Adusbef: l’associazione di tutela dei consumatori “ha affidato ai propri legali di studiare le modalità capestro di aumento di capitale, penalizzanti per i piccoli azionisti, approvati da una Consob contigua agli interessi dei banchieri, che ha prodotto un ulteriore crollo delle azioni arrivate al minimo storico, per evidente incapacità gestionali di un management che ha depredato migliaia di piccoli investitori, distrutto valore e capitalizzazione, passato in pochi anni da 100 miliardi di euro ai tempi della fusione con Capitalia a poco più di 8 miliardi di euro odierni. L’operazione di aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, avallato dalla Consob, che prevede l’emissione di 2 nuove azioni per ogni vecchia posseduta e la possibilità di esercitare i diritti fino al 27 gennaio, molto oneroso (soprattutto per i piccoli investitori) con il titolo Unicredit molto diffuso tra i piccoli risparmiatori, ha indotto, per l’enorme mole di diritti emessi, i piccoli investitori a vendere almeno una parte delle opzioni, per poter poi seguire l’aumento di capitale. Solo che per avere una nuova azione, oltre ai diritti, bisognerà versare 1,943 euro, quindi al momento vendendo tre opzioni (0,66 euro) si riuscirebbe a racimolare abbastanza per sottoscrivere un nuovo titolo”.