Italia, al 92° posto nell’Indice della libertà economica

di Mauro Fanfoni

13 Gennaio 2012 11:00

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Indice libertà economica: l'Italia scende al 92° posto nella classifica internazionale del WSJ, che vede in testa Hong Kong (Irlanda 1a in Europa).

Pubblicato dal Wall Street Journal, in collaborazione con l’Heritage Foundation l’Indice della libertà economica non fa certamente brillare il nostro Paese in positivo. La classifica è ancora una volta guidata da Hong Kong, Singapore e Australia. Perdono terreno Canada, Stati Uniti e Messico.

Nella classifica globale siamo al 92° posto su 179 Paesi, collocati al 36°, se si considerano i 43 Paesi europei. All’interno dell’Unione, il Paese più libero è l’Irlanda con 76,9%, in 9° posizione, mentre il meno libero è la Grecia con il 55,4%, in 119ª posizione.

Risultato: siamo nella parte bassa della classifica, con un peggioramento rispetto al 2011, perdendo 1,5 punti rispetto all’anno scorso, quando eravamo all’87° posizione, e quasi quattro punti rispetto al 2010. Un dato è certo: l’economia globale non è in buone condizioni, e le decisioni dei governi nazionali non fanno che peggiorare la situazione. Sempre secondo l’indagine Heritagage – Wall Street Journal il nostro Bel Paese paga un alto prezzo alla crisi dei debiti sovrani nell’Eurozona in termini di stabilità macroeconomica.

A incidere negativamente sono soprattutto l’aumentare della corruzione percepita e l’incapacità, nonostante le diverse manovre, di mantenere sotto controllo le finanze pubbliche, incidendo sullo stock del debito. I punti strutturalmente deboli, più in generale, per la libertà economica nel nostro Paese stanno nella spesa pubblica che è valutata ad appena il 19,4%, 9,2 punti in meno dell’anno scorso, e la libertà del lavoro, il 43%, oltre alla più grande incertezza del quadro normativo e all’insostenibile pressione fiscale per chi porta avanti un’azienda.

L’Indice della libertà economica è costruito attraverso 10 indicatori sintetici che sulla base dei dati forniti dalle maggiori organizzazioni internazionali: consentono di riassumere la libertà economica, attraverso una serie di variabili che misurano l’invadenza dello Stato come per esempio la pressione fiscale e la spesa pubblica, la qualità dell’ordinamento e la certezza del diritto, l’autonomia dei protagonisti economici nel condurre le loro attività nel mercato del lavoro o gli adempimenti necessari ad avviare o condurre attività produttive, la qualità del sistema giudiziario, la corruzione e diversi altri parametri.