Almeno mille posti di lavoro sono attualmente a rischio nel Sulcis Iglesiente, in Sardegna: Alcoa Inc. ha infatti annunciato un piano di ristrutturazione, volto a diminuire la sua produzione d’alluminio del 12% e implicante, fra l’altro, la chiusura entro giugno dell’impianto di Portovesme, nel sudest della regione, provocando numerosi licenziamenti.
La multinazionale americana negli anni ’90 aveva rilevato lo stabilimento, che era fra le prime centrali termoelettriche italiane.
Per anni, dal 1996, l’azienda ha ricevuto cospicui aiuti dalle risorse pubbliche avvalendosi di tariffe dimezzate per l’acquisto di energia, che le hanno permesso un risparmio pari a circa 1,5 miliardi di euro e infine causato una sanzione da 328 milioni da parte dell’Unione Europea. Il che è, per alcuni, fra i motivi per cui Alcoa stima attualmente non conveniente il mantenimento dello stabilimento sardo: la chiusura, annunciata il 5 gennaio, è stata confermata dopo pochi giorni a causa del fallimento delle trattative con l’azienda da parte del governo.
Quest’ultimo aveva richiesto venti giorni di pausa tecnica, che Alcoa ha respinto, pur dichiarandosi “disponibile fin da subito ad avviare le consultazioni nell’ambito della procedura di mobilità” e promettendo che “parteciperà attivamente e costruttivamente per individuare le soluzioni più appropriate per le persone coinvolte e la comunità”.
La situazione è particolarmente seria: è in pericolo il lavoro per oltre 1000 persone (oltre 500 dipendenti diretti e circa 500 dell’indotto), in una provincia che è fra le più povere d’Italia. In un comunicato l’azienda con sede in Pannsylvania ha spiegato che “questo intervento è necessario per aumentare la competitività di Alcoa nell’attuale condizione di volatilità dei prezzi del mercato dell’alluminio, diminuiti di oltre il 27% dal picco nel 2011. Portovesme è tra gli stabilimenti del gruppo Alcoa con i maggiori costi di produzione. Una fornitura energetica non competitiva, combinata con l’aumento dei costi delle materie prime e il calo dei prezzi dell’alluminio, ha portato al piano di chiusura della struttura”.
Ha inoltre certamente inciso la risposta dei mercati all’andamento della borsa: nel quarto trimestre del 2011, Alcoa ha segnato un utile netto pari a 258 milioni di dollari e perdite da 193, dati molto diversi dalle aspettative. Intanto, in Regione ci si mobilita per opporsi alla scelta del colosso dell’alluminio contro quello che Cristiano Erriu, presidente dell’ANCI Sardegna, ha definito “uno stabilimento di importanza strategica” per il territorio.
Le segreterie regionali dei sindacati CIGL, CISL e UIL hanno indetto lo sciopero generale nell’Isola, le cui modalità saranno stabilite nei prossimi giorni; entro fine mese la protesta dei lavoratori sbarcherà a Roma. Il 18 gennaio la vertenza Alcoa sarà discussa in una riunione straordinaria del Consiglio regionale ANCI presso il Consorzio industriale di Portovesme.
Intanto, nella mattinata di oggi 2 gruppi diversi di dipendenti si sono mossi per inscenare proteste a Cagliari e a Decimomannu, presso una sede dell’aeronautica.