Il Convention Bureau Italia potrebbe chiudere. Questo che è il massimo soggetto nazionale nato con lo scopo di promuovere il prodotto congressuale del Paese sui mercati internazionali sembra sia “di troppo” per il governo e, pertanto, potrebbe essere liquidato.
Contrario a questa possibiltà, Paolo Zona, presidente di Federcongressi&eventi, l’associazione nazionale delle imprese pubbliche e private e dei professionisti che svolgono attività connesse con il settore dei congressi, convegni, seminari ed eventi aggregativi, di incentivazione e di comunicazione.
«Non si risolve il problema delle perdite d’esercizio cancellando l’ente, bensì dandogli una governance più credibile, dotandolo del necessario supporto strategico e consultivo, e verificando – nel merito e non strumentalmente – in cosa consistono i costi sostenuti».
A poco meno di due mesi dal primo grido d’allarme sui destini del Convention Bureau Italia, lanciato in occasione ddi una delle 2 principali fiere di settore, l’EIBTM di Barcellona, Paolo Zona è tornato sul tema della liquidazione dell’ente, a fronte di nuove voci che la darebbero per imminente.
«A seguito delle voci che vogliono da più parti la sua soppressione, ripeto quanto ebbi a dire a fine novembre in quello che sembrava un grido ingiustificato ma che si sta ahimé rivelando profetico: Federcongressi&eventi è totalmente contraria a qualsiasi progetto di messa in liquidazione dell’ente. Se il problema è il passivo d’esercizio con cui il CB ha chiuso il 2011, allora eliminare la società tout court è una soluzione di comodo e semplicistica. Qui siamo di fronte a una sfida, che va affrontata, anche se difficile: quella di mettere il CB nelle condizioni di ottemperare al meglio alle sue funzioni, che sono di irrinunciabile importanza per noi tutti. Altro che liquidarlo: bisogna dotarlo di una governance più credibile, dargli il necessario supporto strategico e consultivo, e avere il buon senso di considerare – senza fini strumentali – come le voci di perdita che gli si imputano si riferiscano in buona parte agli investimenti effettuati per promuovere la meeting industry italiana nel mondo».
«Basta ricordare gli stand alle fiere IMEX di Francoforte ed EIBTM di Barcellona – i cui costi furono in parte sostenuti proprio dal CB – e il workshop promo-commerciale organizzato a Parigi. Ecco, queste sono le azioni che Federcongressi&eventi propone e sostiene con ogni forza, caldeggiando la costituzione al più presto di una cabina di regia per la promozione della meeting industry italiana nel mondo con l’indispensabile supporto delle Regioni al fianco delle quali l’associazione auspica di sottoscrivere quanto prima l’accordo di programma per il progetto MICE Italia».
«L’unica altra soluzione teoricamente perseguibile – liquidare l’ente e trasferirne le competenze a un dipartimento dell’ENIT (l’Ente nazionale italiano per il turismo) sostenendolo con quanto resta dei fondi del CB – non tiene conto dei problemi gestionali dell’Agenzia, che è commissariata da un anno e mezzo, non ha né un presidente né un CdA regolarmente convocato e dunque non dà alcuna garanzia di poter correttamente operare secondo le aspettative delle imprese e degli operatori del comparto congressuale».
Nessun segnale dal ministro Gnudi: «In tutto questo siamo sorpresi anche dal reiterato silenzio del Ministro del
Turismo Piero Gnudi, che sin dalla nomina abbiamo sollecitato a esprimere il suo pensiero su questo tema e che abbiamo spesso tentato di contattare, riuscendo ad adire solo alle vie brevi e dovendoci sempre fermare dinnanzi al suo (spero)
apparente disinteresse. Chiediamo al Ministro di darci udienza prima di assumere qualsivoglia decisione sulla soppressione del CB Italia: riteniamo che per noi sia un dovere, prima ancora che un diritto, esporgli il nostro punto di vista e illustrargli nel dettaglio le ragioni che difendiamo».