Megaupload chiuso dall’FBI: e i file di lavoro?

di Floriana Giambarresi

Pubblicato 20 Gennaio 2012
Aggiornato 24 Febbraio 2018 09:56

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Megaupload è stato spento dall'FBI in seguito all'arresto di Kim Dotcom, fondatore del popolare servizio di condivisione dei file. Tante le proteste.

L’FBI ha compiuto a termine nelle scorse ore un’operazione di grosso calibro che ha portato alla chiusura di Megaupload e Megavideo, siti di condivisione file di proprietà Kim Dotcom, alias Kim Schmitz, il quale rischia una condanna di un massimo di 20 anni per associazione a delinquere finalizzata ad estorsione, riciclaggio e violazione del diritto d’autore.

Quanto accaduto nella nottata ha suscitato varie polemiche sul Web in seguito non solo alla chiusura di uno dei più grandi portali al mondo per la condivisione su Internet, ma anche per la perdita dei file ospitati sui server di Megaupload. Il servizio non era utilizzato solamente per il deposito e la visualizzazione di contenuti cinematografici e musicali protetti da copyright, ma una buona percentuale di utenza lo usava come spazio su cui ospitare i propri file di lavoro.

L’FBI ha chiuso Megaupload e Megavideo per i contenuti illegali presenti sulle piattaforme ma nessun provvedimento tutelativo è stato preso nei confronti di coloro che ospitavano documenti di grosse dimensioni sui server, in modo chiaramente legale: il lavoro pare attualmente esser perduto e non è noto cosa faranno i federali statunitensi con i dati di milioni di persone a livello globale che hanno usufruito del servizio non violando alcuna proprietà intellettuate. Su Twitter si sta scatenando una grossa polemica in tal direzione: l’utenza è infuriata con il Dipartimento di giustizia degli USA e sta chiedendo con forza una ripubblicazione dei propri file.

Vi è già chi si è fatto avanti per vendicare Megaupload, come ad esempio il noto gruppo di hacker Anonymous, i quali già pochi minuti dopo alla diffusione della notizia avevano provveduto ad attaccare con DDoS il sito del Dipartimento di giustizia statunitense, ma non solo: al grido di “Tango down”, hanno messo a segno una serie di attacchi informatici finalizzati ad abbattere anche:

  • Department of Justice (Justice.gov);
  • Motion Picture Association of America (MPAA);
  • Universal Music (UniversalMusic.com);
  • Belgian Anti-Piracy Federation (Anti-piracy.be/nl/);
  • Recording Industry Association of America (RIAA.org);
  • Federal Bureau of Investigation (FBI.gov);
  • HADOPI law site (HADOPI.fr);
  • U.S. Copyright Office (Copyright.gov);
  • Universal Music France (UniversalMusic.fr);
  • Senator Christopher Dodd (ChrisDodd.com);
  • Vivendi France (Vivendi.fr);
  • The White House (Whitehouse.gov);
  • BMI (BMI.com);
  • Warner Music Group (WMG.com).

La vicenda proseguirà ancora per settimane, finché la situazione non apparirà più chiara anche sul versante file legalmente depositati su Megaupload. Nel frattempo, chi avesse utilizzato il servizio a fini lavorativi o per altri scopi con la necessità di salvare online file di grosse dimensioni, può rivolgersi a valide alternative quali ad esempio Mediafire, Rapidshare, 4Shared, GE.TT, WeTransfer, Fileserver e FileSonic.