Nel 2011 le imprese fallite hanno superato quota 12.000 con un aumento percentuale del 7,4% rispetto al 2010 che ne aveva registrati 11.000.
Sono i dati diffusi dall’Osservatorio Crisi d’Impresa Cerved Group che ha rilevato una sequenza al rialzo che dura da quindici semestri consecutivi. Una tendenza che si è accentuata con lo scoppio della crisi portando il numero delle procedure annuali aperte ai massimi storici da quando è stata introdotta la riforma della normativa fallimentare del 2006. Nel complesso, tra il 2009 e il 2011 si sono verificati 33.000 fallimenti che hanno riguardato aziende in cui erano occupati circa 300.000 lavoratori.
L’ecatombe imprenditoriale dell’anno passato, inferiore in termini assoluti alle cifre toccate nel 2005, non tiene conto comunque delle statistiche relative microimprese fuori dalla portata di applicazione della legge.
A livello territoriale nel periodo 2009-2011 la Lombardia è la regione più colpita dal fenomento dei fallimenti con oltre 7.000 aziende (31,5 fallimenti ogni 10.000 aziende attive); a notevole distanza troviamo il Veneto (3.225) e il Lazio (3.151) mentre tra le province Milano conquista il primato negativo con 3.000 unità. Quasi un terzo dei fallimenti si registra nella parte Nord Ovest del paese (più di 10 mila), un quarto nel Meridione (8.358), più di un quinto nel Centro Italia (7.284). In controtendenza il Nord Est che evidenzia una diminuzione delle procedure fallimentari (-0,3%) in confronto al 2010.
Trend al ribasso anche per il settore industriale che dopo anni particolarmente difficili riduce i default del 6,3%. Il terziario invece sopporta il peso maggiore, all’incirca la metà dei fallimenti occorsi, e soffre specialmente il Made in Italy: la meccanica annovera 1.139 fallimenti, il sistema casa 821 default e il sistema moda comprende 1.658 casi.
Secondo una ricerca della Cgia di Mestre nel 2011, quasi un fallimento aziendale su tre si deve ai ritardi nei pagamenti sia da parte dei privati che della pubblica amministrazione. Una situazione peculiare e insostenibile che rischia di stroncare prematuramente e immeritatamente imprese anche sane. Tuttavia, l’imprenditoria italiana si mantiene vitale e nuove forze continuano ad entrare nel mercato. Come dimostra il caso della compagnia aerea Livingston di Riccardo Toto che ha cominciato ad assumere in vista dell’inizio delle attività a marzo.