Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto sulle liberalizzazioni presentato dal governo Monti. Il testo, pertanto, diventa legge dello Stato con alcuni punti che interessano soprattutto le aziende, visto che sono stati stanziati 5,7 miliardi di euro destinati proprio al pagamento di quelle imprese che in passato avevano fornito allo stato beni o servizi e che non erano ancora state pagate, nonostante una norma comunitaria imponga il limite massimo di 60 giorni.
L’Italia, in questo, è il Paese europeo dove in media i pagamenti arrivano con maggiore ritardo: 128 giorni (pari a poco più di 4 mesi) contro i 40 giorni della Germania, il Paese più virtuoso in questo senso.
Il Consiglio dei ministri ha infatti trovato le risorse – in parte riallocando fondi e in parte consentendo l’emissione di titoli di Stato fino a 2 miliardi di euro – per stanziare la somma per pagare i creditori, alcuni dei quali erano diversi mesi che erano in attesa del dovuto. Circa 2,7 miliardi sono stati messi a disposizione reimpiegando i fondi speciali derivanti dai residui passivi, mentre il rimanente miliardo è stato recuperato riallocando alcune poste contabili.
Quella dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione è una vera piaga per il sistema produttivo italiano: secondo recenti stime effettuate da Confindustria gli arretrati ammonterebbero a circa 70-80 miliardi di euro. La cifra stanziata, pertanto, è sì imoprtante ma rimane ancora marginale rispetto al dovuto.
Tra le novità introdotte dalla legge, ce ne sono 2 relative al settore agroalimentare che prevede l’attivazione di una somma compresa fra i 250 e i 300 milioni di euro. “L’intervento – si spiega nel testo – assume carattere di urgenza in considerazione della fase di crisi economica e dell’esigenza di rilancio degli investimenti che, in particolare, il comparto attende da oltre tre anni”. A questa norma se ne affianca un’altra relativa alla disciplina sulle ”relazioni commerciali in materia di cessioni di prodotti agricoli e agroalimentari” che servono a limitare pratiche commerciali sleali.
C’è poi un articolo che ammette la deducibilità degli interessi passivi per quelle società – a prevalente capitale pubblico – che forniscono acqua, energia, teleriscaldamento e servizi di smaltimento e depurazione.
Uno dei perni del decreto liberalizzazioni è costituito dal project financing e da ogni forma di partecipazione di aziende private alla realizzazione delle opere pubbliche: con la nuova legge, le società concessionarie potranno emettere project bond garantiti dal sistema bancario e dei fondi. Con questo stesso principio, gli enti locali potranno reperire fondi da destinare alla costruzione di opere pubbliche.
Per quanto riguarda l’autotrasporto – che in questi giorno è tornato di attualità in seguito ai blocchi dei TIR sulle strade italiane – sono state inserite alcune novità che puntano a temperare l’effetto degli aumenti delle accise sui carburanti: la norma “si è resa opportuna per equiparare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei ma anche per limitare l’esposizione finanziaria che gli aumenti delle accise comportano in attesa del rimborso, che è oggi annuale e diventerà trimestrale”.
Nella sua relazione tecnica, il governo ha riconosciuto che ”i recenti aumenti delle accise sul gasolio per autotrazione stanno mettendo a dura prova la tenuta del comparto, che ha già dovuto sopportare ulteriori rincari di altre voci di spesa come assicurazioni e manutenzione dei veicoli, in un contesto economico che è tuttora al di sotto dei livelli antecedenti alla crisi”.