Lavorare troppo fa male. Una teoria diffusa, e forse anche un po’ scontata, sulla quale sono stati scritti fiumi di testi. Uno studio recente, tuttavia, fa luce sui reali rischi ai quali si va incontro se si diventa workaholic, e al vasto popolo di stakanovisti non farà piacere sapere che la depressione è dietro l’angolo.
Troppo lavoro, troppe ore passate in ufficio chini su una scrivania provocano danni alla salute fino a causare stati depressivi: lo afferma una ricerca inglese condotta dall’University College di Londra e pubblicata sulla rivista PLoSONE, dove si apprende l’esistenza di un legame stretto tra depressione e lavoro eccessivo.
Se si oltrepassano le 7 o al massimo 8 ore di lavoro a giorno raddoppia il rischio di avere forti ripercussioni sul benessere psicologico, soprattutto se agli orari impossibili si aggiungono mansioni insoddisfacenti e rapporti difficili con i colleghi. Ma questa legge non è uguale per tutti, infatti i soggetti più a rischio depressione sono le donne, i giovani e in ogni caso tutti i lavoratori che operano nei livelli medi. In altre parole, manager, dirigenti e team leader non subiscono alcun effetto negativo anche se devono affrontare innumerevoli impegni professionali quotidiani.
Il motivo di questa disparità? Secondo Alan Gelenberg, presidente del dipartimento di psichiatria presso la Pennsylvania State University, chi lavora nei “piani alti” ha più controllo sul proprio tempo e riesce a macinare ore e ore di lavoro senza perdere il contatto con la realtà, anche perché spesso si tratta di impegni e mansioni che creano una elevata soddisfazione personale, cosa che non avviene sempre e dovunque.
Monitorando per alcuni anni lo stato di salute e i livelli di stress di oltre 2000 lavoratori inglesi, di età compresa tra i 35 e i 55 anni, gli studiosi hanno potuto verificare come troppe ore trascorse in ufficio abbiano conseguente su vari piani, causando pesanti conflitti familiari o di relazione, o semplicemente aumentando i livelli di cortisolo, l’ormone legato allo stress.
Ad aggravare la situazione e far piombare nella depressione anche il lavoratore più soddisfatto della propria occupazione, tuttavia, si aggiungono altri fattori molto attuali come il precariato e la mancanza di aspettative per il futuro, ma anche la carenza di ore di riposo notturno. Lo studio, infine, fissa a 11 ore il limite massimo di lavoro giornaliero, ma non chiarisce per quanto tempo si possa portare avanti un ritmo così sostenuto senza che l’umore inizi a risentirne. Un motivo in più perché le aziende applichino alla lettera la legislazione in materia di stress lavoro-correlato, tenendo costantemente sotto controllo la salute dei dipendenti.