Buone notizie per il settore alberghiero italiano che “chiude il 2011 con risultati completamente controtendenza rispetto all’andamento mondiale dell’economia”: è il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, sui dati rilevati dalla federazione nei dodici mesi dello scorso anno.
L’indagine, svolta (come avviene periodicamente) su oltre mille strutture ricettive, ha infatti rivelato un incremento complessivo delle presenze nel comparto alberghiero del nostro Paese pari al 2,3%: la componente italiana ha guadagnato però appena uno 0,3%, a fronte del +5,3% dei turisti stranieri. Il mese con meno afflussi nello scorso anno è stato maggio, con un decremento del 5,1% a confronto dello stesso periodo del 2010; giugno è stato invece il migliore, con un aumento dell’8,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La buona performance degli alberghi italiani è “confermata peraltro dall’ISTAT, che indica come ad una inflazione 2011 al 2,8% gli alberghi abbiano contribuito, aumentando le tariffe solo dell’1,8%“.
Altro dato positivo del 2011, quello sugli impiegati nel settore: secondo il presidente di Federalberghi, è stata frenata l’emorragia occupazionale degli anni precedenti e i dodici mesi appena terminati si sono chiusi “con un saldo tra lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato leggermente negativo per uno 0,3%”.
L’occupazione nel settore risulta in crescita anche a confronto con gli altri comparti: come riportato dalla Banca d’Italia, fra il 2000 e il 2010 vi è stato un incremento del 28,9% degli occupati nel turismo, mentre nel ramo dell’industria è calata del 7,8%. Ai risultati dello scorso anno non fanno riscontro però altrettanto brillanti previsioni per il futuro: secondo le stime del Centro Studi di Federalberghi, il lancio della nuova manovra “salva-Italia” potrebbe infatti costare cara al settore, creando “tra IMU e aumento dell’IVA un aggravio fiscale quantificabile per il solo 2012 in quasi 600 milioni di euro, ai quali andranno aggiunte le concessioni demaniali e la mina dell’imposta di soggiorno, che a macchia di leopardo e senza una quantificazione omogenea finirà inevitabilmente col creare forme di disparità tariffaria e di concorrenza sleale tra località limitrofe ed a medesima offerta turistica”, spiega Bocca.
Pur esprimendo la necessità di strumenti promozionali e commerciali idonei e di norme flessibili nel mercato del lavoro, il presidente della federazione ha comunque confermato il sostegno al Governo Monti e al ministero del Turismo.