Anche a febbraio proseguirà lo sciopero di benzinai, Tir, medici e avvocati che fermeranno le proprie attività per svariati giorni, anche se non è ancora stato reso noto quando. Per quanto riguarda i distributori di carburante, la strategia della protesta verrà decisa in occasione dell’assemblea dei gestori che avrà luogo il giorno 7 febbraio a Roma. Secondo quanto è trapelato, la serrata da parte dei benzinai potrebbe arrivare tra fine febbraio e i primi giorni di marzo.
L’articolazione delle giornate di sciopero che i gestori delle pompe di benzina si apprestano ad applicare al mercato italiano sarà dettagliata dunque nei prossimi giorni, secondo quanto comunicato dalle associazioni di rappresentanza, Faib e Fegica. La protesta riguarderà sia la rete ordinaria che quella autostradale e saranno pertanto ingenti i disagi che la stessa provocherà per la popolazione italiana, già provata da quanto accaduto negli scorsi giorni con i blocchi stradali dei TIR.
Siccome la legge italiana vieta di scioperare per più di tre giorni consecutivi, è possibile che la protesta venga dilazionata su tutto il mese oppure con intervalli più brevi, così da permettere ai cittadini di rifornirsi in qualche modo. Si prevede però una situazione che potrebbe creare forti code e tensioni presso i benzinai, dato che una volta che si conosceranno le date gli automobilisti vorranno rifornire di carburante la propria vettura e pertanto invaderanno le pompe di benzina di ogni città.
Queste, in sintesi, le date delle prossime agitazioni: l’1 febbraio sciopereranno le farmacie aderenti a Federfarma, dal 6 al 10 febbraio gli autotrasportatori appartenenti alle Organizzazioni Sindacali Bisarche italiane e Trasportounito, il 9 febbraio Eutelia e Wind, il 9 e 10 febbraio i medici di famiglia, il 23 e 24 febbraio gli avvocati aderenti all’Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana.
Si ricorda che le motivazioni dello sciopero dei benzinai sono da ricercare nella parziale liberalizzazione del settore e nell’aumento dei distributori self service. Secondo quanto indicato da Fegica e Faib, “tutte le buone intenzioni del Governo si sono malamente infrante di fronte alla potente lobby dei petrolieri a cui, nei fatti, viene persino concesso di regolare i conti con una intera categoria di lavoratori che ha “osato” mettere in pericolo privilegi e rendite di posizione. Il decreto dell’esecutivo non solo non liberalizza il settore dei carburanti e ne conferma i vincoli che ingessano forniture e prezzi, ma “autorizza” le compagnie petrolifere a saltare la mediazione della contrattazione collettiva nella fissazione del margine dei gestori e a cacciarli dai loro impianti per sostituirli con le macchinette self service, aperte per 24 ore al giorno”.
Quello che si contesta, in sostanza, è che il governo non avrebbe liberalizzato fino in fondo la distribuzione di benzina e gasolio: sono solo i gestori-titolari delle pompe che potranno acquistare il carburante dalla compagnia che preferiscono, scegliendo il prezzo migliore. Tale facoltà non sarà invece concessa ai semplici gestori, che dovranno obbligatoriamente comprare dal brand di cui fanno parte.